Annullate le condanne in secondo grado, processo da rifare per i presunti vertici della cosca di Rizziconi
Processo da rifare in Corte d'Appello. Questa la sentenza della Corte di Cassazione che ha accolto i ricorsi presentati dai legali della famiglia Crea.
Una sentenza che riporta il processo, frutto dell’inchiesta “Deus”, nello stesso punto in cui si trovava il 15 Dicembre del 2020, quando, sulla base della ricostruzione dei fatti da parte degli inquirenti, la corte d’appello di Reggio Calabria decise di condannare i presunti vertici della cosca Crea a pene severe per i fatti emersi.
Le indagini nate nel 2010 e condotte dalla squadra mobile di Reggio Calabria conseguentemente alla coraggiosa denuncia dell’ex sindaco Antonino Bartuccio, mostravano le capacità della cosca Crea di Rizziconi, di riuscire ad esercitare il proprio controllo sul territorio con modalità atte a permeare anche la sfera pubblica del piccolo comune calabrese. Grazie al contributo dell’ex sindaco Bartuccio emergono dinamiche che vedono la collaborazione della famiglia Crea con alcuni ex politici della zona, tre per l'esattezza, portando a 16 il numero delle persone arrestate.
Sulla base di questa sentenza, il boss Teodoro Crea (condannato a 20 anni in secondo grado), il figlio Giuseppe Crea (condannato a 17 anni), Domenico e Antonio Crea (condannati rispettivamente a 12 e 16 anni), dovranno ripercorrere nuovamente l’iter processuale partendo dal secondo grado di giudizio. Circostanze diverse per Domenico Russo; la Corte di Cassazione ha infatti annullato senza rinvio il reato di associazione mafiosa, rinviando in appello la rideterminazione della pena dovuta alla violenza privata.
Soddisfatti gli avvocati Luciano Crea, Nico D’Ascola, Marina Mandaglio, Giuseppe della Monica, Francesco Albanese, Giuseppe Milicia, Pasquale Loiacono, Francesco Siclari e Marina Mori che hanno sostenuto davanti alla Corte di Cassazione i motivi che descrivono l’annullamento per tutti gli imputati.
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