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Era accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale

L'ex presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini, è stato assolto dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso nell'ambito dell'indagine denominata 'Farmabusiness'. La sentenza è stata pronunciata stamani con la formula dell'assoluzione "perché il fatto non sussiste". La Dda di Catanzaro aveva chiesto una condanna a 7 anni e 8 mesi di reclusione. L'operazione "'Farmabusiness' aveva evidenziato la vendita di farmaci all'ingrosso da parte di esponenti del clan Grande Aracri di Cutro.
Agli esponenti della cosca Grande Aracri - moglie, figlia, nipote del boss Nicolino -, il giudice dell'udienza preliminare di Catanzaro ha inflitto le pene più pesanti. Meno severa quella alla quale ha invece condannato il fratello, l'avvocato Domenico Grande Aracri. Tallini, che all'epoca dei fatti finiti nel mirino della Dda, il 2014, rivestiva la carica di assessore al Personale della Regione Calabria, secondo l'accusa si sarebbe adoperato per favorire la nascita dapprima del Consorzio FarmaItalia facendogli ottenere senza intoppi l'autorizzazione dalla Regione Calabria a svolgere l'attività di grossista di medicinali, quindi la nascita della società Farmaeko specializzata nella commercializzazione di farmaci da banco nella quale era stato assunto il figlio Giuseppe, giovane commercialista catanzarese. Attività imprenditoriali che - per gli inquirenti - avrebbero preso il via grazie ai capitali della cosca cutrese che mascheravano il riciclaggio dei soldi sporchi con una girandola di false fatturazioni. In cambio Tallini avrebbe ottenuto sostegno elettorale da parte della cosca. 
Ma questa tesi non ha retto al vaglio del giudice. 
Sedici anni di reclusione sono stati invece inflitti a Domenico Scozzafava, 40enne catanzarese molto vicino alla cosca dei Gaglianesi, testa di ponte della cosca Grande Aracri nella limitrofa provincia, accusato di avere fornito un importante contributo "occupandosi degli interessi economici del sodalizio, con riguardo agli investimenti dei proventi dall'attività della consorteria, la cura delle operazioni imprenditoriali, anche sofisticate, partecipando alla riunione, con altri esponenti di vertice del sodalizio, in cui se ne stabilivano le strategie".
Scozzafava, considerato un formidabile portatore di voti, avrebbe assicurato alla cosca, nel corso di un summit che si tenne nel giugno 2014 nella tavernetta della famiglia Grande Aracri a Scarazze, intercettato dai carabinieri, che l'assessore avrebbe dato il suo appoggio al business e avrebbe garantito che Tallini si sarebbe dato da fare per individuare farmacie, compiacenti o in procinto di fallire, da inserire nel consorzio, requisito essenziale per il buon funzionamento dell'attività. 
Un ruolo preminente per la buona riuscita dell'affare lo avrebbe svolto, quindi, l'avvocato Domenico Grande Aracri, fratello del boss Nicolino, al quale la famiglia avrebbe assegnato il compito di "sovrintendere alle operazioni societarie, stabilendo gli introiti e le quote occulte da destinare alla bacinella della locale di Cutro quale reimpiego dei fondi illeciti investiti". L'avvocato, accusato di attribuzione fittizia di beni e valori aggravata dalle modalità mafiose, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Alla moglie del boss, Giuseppina Mauto il gup ha inflitto 14 anni; al nipote Salvatore Grande Aracri (di 43 anni) 11 anni e 4 mesi; ad un altro nipote omonimo 10 anni e 8 mesi; alla figlia del copocosca, Elisabetta Grande Aracri, 10 anni e 8 mesi. Complessivamente il giudice ha inflitto 14 condanne e pronunciato sei assoluzioni.

Foto © Imagoeconomica

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