Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Sono otto le persone coinvolte nell'operazione "Saggio Compagno" condotta dalla compagnia Carabinieri di Taurianova fra il dicembre 2014 e il gennaio 2015, finalizzata alla disarticolazione del "locale" di Cinquefrondi, operante in tutta la piana di Gioia Tauro ed attiva nel traffico di sostanze stupefacenti e nel contrabbando di armi da fuoco.  Soggetti sono stati arrestati dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria che hanno eseguito un ordine di carcerazione disposto dalla Procura Generale della Repubblica di Reggio Calabria. Gli arrestati, riconosciuti colpevoli, a seguito di rigetto del ricorso per Cassazione sono stati condannati a pene comprese da uno a sei anni. L’accusa è di associazione di tipo mafioso o, comunque, di reati aggravati dal metodo mafioso.
L'indagine, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, aveva condotto all'esecuzione di tre provvedimenti restrittivi nei confronti di 84 persone, permettendo, secondo l'accusa, di documentare come i vertici delle famiglie Foriglio, Petullà e Ladini fossero riusciti nel tempo, grazie alla forza di intimidazione scaturita dal vincolo associativo e dalle conseguenti condizioni di assoggettamento e omertà, ad imporre il loro volere sul territorio dei comuni di Cinquefrondi e Anoia, assicurandosi anche il controllo del fiorente settore degli appalti boschivi e di ogni attività ad esso strumentale.

Il boss con la dote di “Vangelo”
A far luce sulle dinamiche della cosca erano state le dichiarazioni di Rocco Francesco Ieranò, membro del sodalizio poi divenuto collaboratore di giustizia, che aveva permesso di documentare la strategia e gli obiettivi di Giuseppe Ladini, 'ndranghetista associato alla carica del "Vangelo" indicato come boss di Cinquefrondi. In pochi anni, Ladini, sempre secondo l'accusa, aveva scalato le gerarchie della ‘Ndrangheta e, forte di un vero e proprio esercito di "picciotti", aveva dato vita ad una sua 'ndrina, destinata a guadagnarsi fama per la spudoratezza delle modalità di azione, come poi riscontrato dalle stesse indagini all'esito delle quali erano stati contestati capi d'accusa particolarmente gravi: estorsione, detenzione abusiva di armi, furto aggravato, ricettazione, favoreggiamento personale, danneggiamento seguito da incendio, violazioni delle disposizioni per il controllo delle armi, armi clandestine, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, tutti aggravati dal metodo mafioso. L'attività investigativa aveva portato anche, al sequestro di beni mobili, immobili, attività commerciali e rapporti bancari per un valore di circa 500.000 euro.

Gli arrestati
Uno degli arrestati, Raffaele Petullà, ritenuto colpevole dei reati di estorsione commessa avvalendosi delle modalità mafiose e di furto aggravato, è stato condannato a sei anni e quattro mesi di detenzione, di cui dovrà scontare i rimanenti due. Saverio Napoli, condannato a otto anni e otto mesi di reclusione perché ritenuto componente attivo del "locale" di Cinquefrondi, dovrà scontare in carcere i due anni restanti. Cinque anni e quattro mesi di reclusione, invece, dovrà scontare Michele Ierace, altro appartenente alla cosca disarticolata, essendo stato condannato in appello a dieci anni e otto mesi. Antonio Petullà, ritenuto colpevole di appartenere all'associazione di tipo mafioso, dovrà ora scontare una pena di sei anni e due mesi. Per Rocco Foriglio il ricalcolo della pena effettuato dalla Procura Generale, ha comportato l'applicazione della reclusione per dieci mesi. Reclusione ad anni nove e mesi uno per Nicodemo Lamari che dovrà adesso scontare i restanti tre anni. Rocco Varacalli, riconosciuto colpevole dei reati, aggravati dal metodo mafioso, di detenzione di armi da guerra e spaccio di sostanze stupefacenti, dovrà scontare una reclusione per i restanti undici mesi, avendo già scontato buona parte dei cinque anni di pena stabiliti dai giudici dell'Appello. A carico di Antonella Bruzzese c’è un residuo di pena pari ad cinque anni e 6 mesi. Oltre alle pene detentive, per i condannati è stata disposta la misura di sicurezza della libertà vigilata, nonché la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici per alcuni anni e la revoca delle prestazioni previdenziali. I provvedimenti di condanna, con quelli già eseguiti dai Carabinieri lo scorso novembre 2021 nei confronti di altri 5 condannati, hanno portato alla conclusione dell'iter giudiziario del procedimento scaturito dall’operazione "Saggio Compagno".

Foto: it.depositphotos.com

TAGS:

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos