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E’ stato emesso stamattina un decreto di sequestro preventivo dal gip del tribunale di Firenze nei confronti di due imprenditori del settore agricolo di origini calabresi e provenienti dalle province di Catanzaro e Crotone, ma da anni trapiantati in Toscana, dal personale del centro operativo Dia di Firenze e della polizia di Stato.
In base a quanto emerge dall’inchiesta della Dda di Fiorentina i proventi illeciti della ‘Ndrangheta sono stati riciclati tra i campi della campagna senese. Le indagini sono state portate avanti dalla Dia e dalla squadra mobile di Firenze, diretti dai pm Giuseppina Mione e Giulio Monferini.
I due imprenditori, secondo quanto riferito dagli inquirenti in una nota, sarebbero indagati "per avere impiegato nella propria attività economico-imprenditoriale - agricola denaro, per un importo di almeno 1.500.000,00 euro, proveniente dal delitto di cui all'art. 416 bis c.p. riconducibile all'organizzazione criminale di tipo mafioso denominata ‘Ndrangheta, e segnatamente alla cosca 'Grande Aracri' di Cutro (Crotone) e alla 'locale' di Petilia Policastro ad essa affiliata".

Il sequestro, disposto dal gip Antonio Pezzuti, ha riguardato una serie di fabbricati. una serie di porzioni immobiliari di tipo rurale ubicate nel comune di Chiusdino (Siena), acquistate ad agosto 2007 e oltre 300 ettari di terreno dell'azienda agricola San Galgano, acquisiti e gestiti secondo le accuse con l'obiettivo di garantire un canale di riciclaggio al clan. In tutto, il valore della confisca ammonterebbe ad oltre 5 milioni di euro il cui proprietario sarebbe un imprenditore considerato vicino alla potente cosca calabrese Grande Aracri. L’uomo in questione è - in base a quanto riportato da ‘la Repubblica’ - Francesco Saporito, 79 anni, originario della provincia di Crotone già noto per una compravendita milionaria della fattoria di Dorna in provincia di Arezzo. Da questa vicenda ne era scaturita un’indagine, poi archiviata, diretta dalla procura aretina in cui era rimasto coinvolto anche Pierluigi Boschi (padre della parlamentare Maria Elena Boschi), all'epoca, secondo quanto riportato, in società con l'imprenditore calabrese per gestire l'affare.

Saporito è indagato in concorso con un altro presunto emissario della Ndrangheta: Edo Commisso, 57 anni, intermediario nell'acquisto della azienda agricola e "incaricato dalla cosca di sovrintendere agli interessi della stessa in territorio toscano e di individuare occasioni di investimento". Commisso è considerato vicino alla cosca Grande Aracri in rapporti con l'omonimo clan calabrese, e parente di quel Rocco Remo Commisso (ora latitante) che ha contribuito alla sinistra fama della "Siderno group of crime" in Canada.
Sulla base dell'attuale ipotesi investigativa i due indagati "si sarebbero messi a disposizione delle cosche calabresi per consentire investimenti e impieghi di proventi derivanti dalle attività criminali della ‘Ndrangheta", prosegue la nota. "Tutta l'attività d'indagine ha trovato ulteriori riscontri volti a consolidare l'ipotesi investigativa riguardante sia la ricostruzione degli investimenti effettuati in Toscana, sia i legami con soggetti appartenenti alle cosche calabresi".

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