La Corte d’Appello di Reggio Calabria, presieduta dal giudice Giancarlo Bianchi, ha condannato il boss Domenico Crea di Rizziconi a 22 anni e 8 mesi di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso e per l'estorsione ai danni dell'imprenditore Nino De Masi - il testimone di giustizia che da anni vive sotto scorta - nonché al pagamento delle spese legali sostenute dall'imprenditore costituitosi parte civile.
Il 24 settembre 2020 il presunto boss della ‘Ndrangheta, Domenico Crea di Rizziconi (difeso dagli avvocati Francesco Albanese e Pasquale Loiacono) era stato condannato a 23 anni accusato di aver costretto Nino De Masi a consegnare alla cosca trattori, macchine per l'agricoltura, altri attrezzi e materiale vario per un valore stimato di oltre 18 mila euro e per la quale la famiglia mafiosa di Rizziconi non ha mai pagato nulla. Al termine del processo, celebrato con il rito abbreviato, il giudice per l’udienza preliminare aveva infatti accolto la richiesta di condanna formulata dalla Dda di Reggio Calabria guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri. Per lo stesso reato erano stati condannati anche il padre e il fratello di Domenico Crea, Teodoro e Giuseppe. Nei loro confronti la Corte d’Appello di Reggio Calabria, nel giugno del 2019, aveva confermato la condanna rispettivamente di 12 e 8 anni di carcere. Domenico Crea non era stato processato insieme ai due parenti perché è stato latitante fino al 2 agosto del 2019, giorno in cui è stato arrestato dalla polizia a Santa Domenica di Ricadi (Vibo Valentia). Crea, al tempo, era latitante dal 2015 quando era stato colpito da una misura cautelare per i reati di associazione mafiosa, estorsione ed altro a seguito di sentenza di condanna in primo grado a 15 anni di reclusione emessa dal Tribunale di Palmi. Da quella data il boss 'ndranghetista era stato colpito da numerosi provvedimenti restrittivi per associazione mafiosa ed estorsione ed è stato condannato in via definitiva (aprile 2018), a 21 anni di reclusione.
L'indagine per la sua cattura era stata avviata dalla Squadra mobile con la collaborazione dello Sco e sotto la direzione della Dda reggina ed era stata intensificata dopo la cattura del fratello di Domenico, Giuseppe, avvenuta ad opera della "Mobile" il 29 gennaio 2016. Dopo quell'arresto, secondo gli investigatori, Domenico Crea era diventato il capo della consorteria mafiosa di Rizziconi, collegata e imparentata con la potente famiglia Alvaro di Sinopoli.
Foto © Imagoeconomica
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