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Un maxi blitz della polizia contro la 'Ndrangheta in tutta Italia è stato eseguito dalle squadre mobili di Reggio Calabria, Milano, Firenze e Livorno, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia. Nell'ambito dell'operazione denominata 'Cavalli di razza' le forze dell'ordine hanno eseguito oltre 104 misure cautelari (54 fermi in Lombardia, 50 arresti tra Calabria, Toscana e Milano) emesse dalle procure distrettuali antimafia di Reggio Calabria, Milano e Firenze, a conclusione di articolate indagini che hanno riguardato esponenti della 'Ndrangheta operanti in stretto accordo tra loro, in diverse parti del territorio nazionale. Le indagini sono state coordinate dal procuratore facente finzioni di Milano, Riccardo Targetti, dalla procuratrice aggiunta Alessandra Dolci e dai pm milanesi Sara Ombra e Pasquale Addesso. Tra gli indagati figura anche l’ex sindaco di Lomazzo (Como) Marino Carugati e anche un ex assessore della giunta che era guidata dal primo cittadino, entrambi, tra l'altro, già condannati per bancarotta.

Le attività investigative nell'ambito delle quali è stata sequestrata oltre una tonnellata di cocaina importata dal Sudamerica, hanno riguardato persone di origine calabrese provenienti dalla Piana di Gioia Tauro, presunti appartenenti alla cosca Molè e Piromalli, attivi anche in Lombardia e in Toscana, e con ramificazioni internazionali. I reati contestati sono associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto illegale di armi, autoriciclaggio, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, produzione, traffico e cessione di sostanze stupefacenti, usura, bancarotta fraudolenta, frode fiscale e corruzione. Il filone milanese delle indagini è stato condotto dalla Polizia e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Como. Tra i beni sequestrati c'è anche una azienda del Comasco che opera nel settore logistico - per un valore complessivo di 2.2 milioni di euro sequestrati - per la quale è già stata emessa una misura di prevenzione ed è già stato nominato un amministratore giudiziario.

'Ndrangheta e imprenditoria
Gli esponenti della 'Ndrangheta che sono stati arrestati questa mattina anche in Lombardia, in particolare nelle province di Como e Varese, sono entrati in contatto con gli imprenditori lombardi che hanno insegnato loro "il know how" per quanto riguarda la gestione di affari illeciti e l'evasione fiscale. Sono state queste le parole di Riccardo Targetti, il procuratore di Milano facente funzioni, nel corso della conferenza stampa in corso in procura a cui partecipa anche la coordinatrice della Dda milanese, Alessandra Dolci.

L'operazione di stamattina "è la rappresentazione plastica di quello che oggi è la 'Ndrangheta: un mix di arcaicità e di assoluta modernità che proietta l'organizzazione nel futuro" ha detto Dolci. "Da un lato - ha osservato il pm antimafia - restano "i riti di iniziazione" e "le mangiate" dall'altro c'è una "'Ndrangheta 2.0 che sfrutta gli imprenditori per acquisire il loro know-how" così da "sostituire le mazzette con i proventi dell'evasione fiscale".

Inoltre il pm Sara Ombra ha sottolineato che "la Svizzera è un territorio fondamentale. C'è stato un trasferimento di attività di alcuni personaggi legati alla 'Ndrangheta in Svizzera dove c'è un sistema meno severo. In Svizzera inoltre c'è un ingente traffico di armi e un fiorente mercato della droga".

Infatti accanto a questa 'Ndrangheta di società per affari sono chiaramente emerse le mire espansionistiche verso la Svizzera e, in particolare, verso il Cantone San Gallo, divenuto una vera e propria base logistica per i traffici di droga proveniente dall'Italia. In questo filone, le attività d'indagine sono state effettuate avvalendosi di una Squadra Investigativa Comune costituita tra l'Autorità Giudiziaria Italiana e il Ministero Pubblico della Confederazione per la Svizzera. Il maggiore radicamento delle cosche era nel territorio a cavallo tra le province di Como e Varese, con un'attività partita dalle prime estorsioni del 2007-2010, proseguita poi fino al 2019 col controllo e la gestione economica di appalti remunerativi di servizi di pulizia di grandi imprese ottenuti dall'organizzazione grazie alla collusione di un imprenditore che si presentava quale "faccia pulita", titolare formale di cooperative operanti nel settore; infine la lente degli investigatori si è appuntata sul periodo dal 2018 sino ad oggi, in cui, sono ripresi, su larga scala, gli episodi di estorsione in danno di piccoli e medi imprenditori e, anche, di semplici cittadini.

Infine Targetti ha poi aggiunto che "la criminalità organizzata non è un fenomeno incentrato solo in certe regioni, qua ha più difficoltà a prendere il controllo, anche politico, ma rischia di arrivare a prenderlo, se non si alza la soglia di allerta" e "chi si avvicina a questo mondo, per difficoltà o per timore nell'illusione di guadagnare migliori condizioni, deve sapere che sta giocando col fuoco".

Morra: "Riflettere sulle dimensioni del fenomeno"
"104 arresti fra Calabria, Toscana e Lombardia. Da un lato quest'operazione conferma che lo Stato c'é, e si può essere soddisfatti dei numeri. Dall'altro si deve riflettere sulle dimensioni ormai ciclopiche, gigantesche, del fenomeno, e sul fatto che il maggior numero degli arrestati sia al Nord". Lo scrive Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare antimafia, su Facebook, in merito alle operazioni odierne contro la 'Ndrangheta. "Ed ancora - continua - si associa la 'Ndrangheta alla Calabria, pensando che sia tutto sommato un fenomeno locale e perseguibile con relativa facilità! Comodo negare i problemi a casa propria per scaricarli sugli altri.La criminalità organizzata, con le sue infiltrazioni nella società civile e nel mondo della produzione, deve essere considerata un'emergenza democratica! Chi non lo vuole ammettere - conclude - avrà gravi responsabilità sulla sottovalutazione della minaccia ai valori della nostra carta costituzionale arrecata dalle mafie".

Il filone investigativo di Firenze
Nell'ambito del filone toscano dell'inchiesta che oggi ha portato all'esecuzione di oltre 100 misure cautelari e precautelari il personale della Squadra Mobile di Firenze e di Livorno, coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica, ha eseguito, su tutto il territorio nazionale e in Svizzera, le ordinanze di custodia cautelare e mandati di arresto internazionale a carico di 14 componenti di un'associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di cocaina nonché alla fabbricazione e all'utilizzo di falsi documenti d'identità. Inoltre sono state denunciate altre 8 persone per il reato di favoreggiamento personale. In tutto la Polizia di Stato ha stroncato un'associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti eseguendo 14 misure cautelari e il sequestro di 452 kg di cocaina.

Nei primi mesi del 2019 gli investigatori della Squadra Mobile di Firenze e di Livorno hanno svolto mirati servizi di osservazione e pedinamento nella città di Livorno per accertare la presenza fisica di alcuni esponenti di vertice di 'ndrine calabresi e i loro incontri con persone collegate, a vario titolo, con quel porto cittadino. Infatti, alcuni precedenti sequestri di droga eseguiti dalle forze di polizia nel porto calabrese di Gioia Tauro avevano indotto alcune cosche a reindirizzare i loro traffici illeciti verso altre destinazioni, tra cui i porti di Livorno e Vado Ligure (Sv).  Secondo quanto emerso dalle indagini, la struttura dell’organizzazione in questione sarebbe specializzata nell'importazione - e nella successiva distribuzione sul territorio nazionale - di ingenti quantitativi di cocaina dal Sud America, grazie della stretta e duratura collaborazione venutasi a creare tra due importanti broker calabresi, ciascuno assistito da più complici, costituenti gruppi più o meno stabili, connessi tra loro in virtù del rapporto di società esistente tra i predetti. L'organizzazione poteva contare su aderenti stanziati sia in Olanda che in Sud America e su sodali operativi sul territorio nazionale con funzioni di contatto con le realtà locali di arrivo della droga proveniente dal Sud America e di smistamento della stessa tra i vari committenti.   L'organizzazione criminale, inoltre, si sarebbe anche avvalsa del supporto di un dipendente infedele dell'Amministrazione Civile del Ministero dell'Interno per ottenere il rilascio di passaporti genuini - recanti le effigi di alcuni latitanti, ma le anagrafiche di altre persone - utilizzati per favorire gli spostamenti, in ambito internazionale, dei ricercati. 

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