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L’operazione Brooklyn smantella rete di interessi tra ingeneri, tecnici Anas e un finanziere al servizio del sodalizio criminale

Paura per il ponte Morandi. Questa volta non quello di Genova, ma di Catanzaro. L’opera architettonica crollata nel capoluogo ligure nell’agosto del 2018 e quella costruita sempre dall’architetto Riccardo Morandi a Catanzaro sono accomunate dalla stessa matrice: la scarsa manutenzione con rischio di cedimento strutturale. Due fattori non da poco ricordando le 43 vittime e i 566 sfollati causati dal crollo del ponte genovese.

Ed è proprio sul Viadotto catanzarese Fausto Bisantis - così si chiama il ponte che nel capoluogo calabrese collega l’Agenzia dell’Entrate e gli uffici di Medicina Legale dell’Inps con la Galleria San Giovanni (o Falcone Lucifero) - che stamane si è abbattuta un’operazione eseguita dalla Guardia di Finanza. Intestazione fittizia e associazione per delinquere aggravati, rispettivamente, dalla modalità e finalità mafiosa; corruzione, autoriciclaggio, frode in pubbliche forniture, truffa. Queste le accuse formulate a vario titolo, nell’ordinanza eseguita dai finanzieri nei confronti di 6 persone, di cui 4 arrestate. Operazione "Brooklyn" è stata denominata. I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo calabrese, hanno dato esecuzione all'ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Gip presso il Tribunale del Catanzaro.

A carico dei 6 soggetti l'aggravante di aver agevolato associazioni di tipo mafioso, in relazione, fra l'altro, ai lavori di manutenzione straordinaria del ponte Morandi di Catanzaro (il Fausto Bisantis appunto) e di un tratto della strada statale 280 dei “Due Mari" che collega il capoluogo all'autostrada A2. In carcere sono finiti gli imprenditori Eugenio e Sebastiano Sgromo, di 52 e 55 anni. Arresti domiciliari per una collaboratrice dei due fratelli imprenditori, Rosa Cavaliere, 54 anni. Interdizione dall'esercizio della professione, infine, per due tecnici dell'Anas: Gaetano Curcio, 42 anni, e il 43enne Silvio Baudi.

Inoltre, il giudice per le indagini preliminari ha anche disposto il sequestro preventivo di tre società di costruzione e di oltre 200.000 euro come profitto dei reati contestati. La procura ha contestualmente disposto il sequestro - con facoltà d'uso - del viadotto "Bisantis" e della galleria Sansinato, allo scopo di svolgere accertamenti di natura tecnica. Quelle dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia, e delegate alla Guardia di Finanza di Catanzaro, sono indagini che hanno permesso di acquisire gravi indizi a carico dei due imprenditori operanti nel settore delle costruzioni e dei lavori stradali, che, consapevoli del rischio di incorrere in misure di prevenzione di natura patrimoniale, avrebbero costituito delle società intestandole fittiziamente a una loro collaboratrice, pur mantenendone il controllo di fatto. E, come se non bastasse, una di queste società si è aggiudicata i lavori di manutenzione straordinaria per il ripristino del calcestruzzo del ponte Morandi e di rifacimento dei muri di contenimento di un tratto della Strada Statale 280 dei “Due Mari”. L’attività investigativa ha permesso anche di delineare un grave quadro indiziario, a carico degli imprenditori - titolari "di fatto" dell'impresa aggiudicataria dei lavori - i quali a causa di problemi finanziari, con la complicità del direttore dei lavori e di un ingegnere dell'Anas, impiegavano nelle lavorazioni un tipo di malta di qualità scadente, ma più economico di quello inizialmente utilizzato. Infine, i due imprenditori sono sospettati di appartenere ad associazioni per delinquere nell'ambito della operazione "Basso Profilo", con la contestazione di reati tributari, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego e trasferimento fraudolento di valori.

Nel condurre l’operazione i militari della Guardia di Finanza si sono imbattuti in un’inconsueta vicissitudine: un loro collega, il militare Michele Marinaro (52 anni), era al servizio della controparte criminale. Si tratta di un ispettore della Guardia di Finanza - già coinvolto nell'operazione antimafia "Rinascita-Scott" e tratto in arresto nell'ambito dell'operazione odierna - indagato per corruzione in atti giudiziari e rivelazione di segreto d'ufficio per fatti commessi quando era in servizio sulla Direzione Investigativa Antimafia di Catanzaro. Nello svolgimento di indagini delegate sui due imprenditori, il militare in cambio di utilità di vario genere si sarebbe adoperato per attenuare la posizione dei due, informandoli costantemente dello sviluppo del procedimento nei loro confronti. 

L’intera circostanza emersa dall’operazione “Brooklyn” scaturisce da alcune intercettazioni in cui due degli indagati discutono della necessità di contenere il costo dei materiali (il valore della manutenzione è di 25 miliardi). Sono loro stessi a lamentarsi della qualità del materiale utilizzato. Nel corso di una conversazione, è il direttore tecnico a riferire di aver risposto in maniera perentoria sulla qualità dei prodotti impiegati: "Fanno cagare". In un'altra conversazione, uno degli indagati riporta il contenuto di un'altra conversazione relativa al materiale da usare per il rifacimento di un muro lungo la statale, riportando le parole del suo interlocutore: "Noi per il Morandi l'abbiamo usato e casca tutto".

Ora, ai fini della comprensione dell’importanza dell’operazione condotta stamane dalla Guardia di Finanza, è bene sapere che il Ponte Morandi di Catanzaro è considerato una pietra miliare dell'ingegneria ed è il simbolo del capoluogo della Calabria. Progettato negli anni ’50 e costruito nel decennio successivo, il progetto dell'ingegnere Riccardo Morandi al tempo era il secondo ponte ad arco singolo nel mondo per ampiezza della luce con i suoi 468 metri di lunghezza. Un’infrastruttura cruciale per lo sviluppo della città che collega il centro del capoluogo calabrese con la parte ovest del territorio comunale, in particolare con i quartieri Gagliano e Mater Domini, e, attraverso viale De Filippis, con la statale 280 che consente di raggiungere l'autostrada A2.

Una strage mancata potremmo dire, così come ha scritto Facebook anche il presidente della Commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra: "Questa volta il disastro è stato evitato, perché gli arresti sono arrivati prima del dramma". "Un altro Ponte Morandi – si legge -, che ci fa tornare alla mente quello, più noto, di Genova. Come detto, questa volta il disastro è stato evitato. Bene, complimenti agli inquirenti. Le imprese che si occupano di certi appalti devono essere trasparenti e lavorare con qualità ed efficienza. Più controlliamo a monte, meno rischi correremo”. “Chi in nome della velocità vorrebbe evitarlo – ha scritto il senatore -, è un irresponsabile che non fa il bene del Paese".

Ma, benché la strage sia stata scampata, ad ogni modo fa riflettere come la ‘Ndrangheta attraverso la sua infiltrazione capillare riesce ancora ad insediarsi nelle insenature della cosa pubblica arrivando a corrompere figure chiave per la manutenzione della nostra democrazia. La quale, anche se ancora è in piedi, vacilla sempre di più. E continuerà a farlo fino a quando la Politica - e le istituzioni tutte - non comprenderanno che la nostra democrazia è come un ponte: o la si mantiene in condizioni adeguate o lo spettro della strage abbattutasi a Genova nel 2018 sarà sempre dietro la curva.

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