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Avrà inizio il prossimo 19 novembre l'udienza preliminare a carico di 20 persone  coinvolte nell'inchiesta della Dda di Catanzaro denominata "Molo 13" e incentrata su un grosso traffico di droga (cocaina, eroina, marijuana e hashish) intrapreso, secondo l'accusa, tra il clan Gallace di Guardavalle e il Sud America. Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata dal metodo mafioso. La richiesta di rinvio a giudizio, è stata vergata dal procuratore Nicola Gratteri, dall’aggiunto Vincenzo Capomolla e dal sostituto Debora RizzaSecondo quanto emerso dalle indagini, Nicola Chiefari sarebbe stato l'organizzatore del sodalizio, pronto a ricevere le direttive dagli esponenti di spicco del clan Gallace come Cosimo Damiano Gallace. Altro elemento ritenuto di spicco è Agazio Andreacchio, che avrebbe avuto il compito di ridistribuire la sostanza stupefacente nelle piazze calabresi e toscane, mentre Francesco Galati avrebbe goduto di un notevole potere decisionale nel territorio di Guardavalle e Giuseppe Vitale avrebbe procurato i clienti. Secondo l'accusa, gli imputati avevano messo in atto una ramificata organizzazione criminale transazionale capace di pianificare ingenti importazioni di cocaina dal Sud America (Colombia, ma anche Brasile) e di "piazzarla" in Europa (Spagna, Olanda, Inghilterra e Slovenia), Nuova Zelanda e Australia. Il clan Gallace aveva preso piede nella fascia jonica a cavallo delle province di Catanzaro e Reggio Calabria, con diramazioni nell'hinterland laziale, toscano e lombardo.
Inoltre dalle indagini è emerso che attraverso un software denominato Pgp consentiva alle organizzazioni criminali di comunicare senza essere intercettati, senza che nessuno si potesse inserire tra chiamante e chiamato. Gli inquirenti avevano identificato sul territorio di Guardavalle tutta una serie di smartphone dedicati a comunicare col server in Costarica. Questo server, assolutamente clandestino, conservava milioni di dati utilizzati da organizzazioni criminali che gestivano attività illecite.

Foto © Imagoeconomica

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