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I magistrati delle Dda di Catanzaro hanno chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 20 persone coinvolte nell’inchiesta “Big Bang” contro la consorteria Scerbo-Trapasso-Mannolo-Zoffreo accusata di avere, in maniera sistematica, controllato il territorio di Sellia Marina, attraverso il taglieggiamento e l’usura. Inoltre il gip Petro Carè ha disposto per il 20 ottobre prossimo l’inizio dell’udienza preliminare nei confronti degli imputati accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, violenza privata, usura, esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone, reati in materia di armi.
L’attività investigativa è scaturita da un duplice episodio verificatosi nel 2018, quando sono state poste delle taniche di benzina davanti a due differenti esercizi commerciali. Due anni di indagini da parte della Compagnia di Sellia Marina che hanno avuto il fondamentale contributo anche delle dichiarazioni di alcune delle vittime. 
Gli investigatori attraverso le attività di indagine - espletate della Compagnia dei carabinieri di Sellia Marina, guidata dal capitano Alberico De Francesco -  hanno rivelato l’estorsione ai danni di un imprenditore che avveniva sistematicamente dal 1976. E chi non poteva pagare finiva sotto il giogo dell’usura, come accaduto a un imprenditore del settore floro vivaistico, sotto estorsione fin dagli anni 90. 
Così è accaduto anche che il titolare di un’agenzia di viaggi, posto sotto usura, avesse accumulato un debito enorme nei confronti di cinque diversi usurai. In particolare l’imprenditore, secondo gli inquirenti, era stato vessato negli anni dai Trapasso (LeonardoTommaso e Salvatore Trapasso), i quali prenotavano viaggi, anche all’estero, senza pagare. Schiacciato dai debiti l’uomo alla fine ha visto, quale unica possibilità per uscire dall’incubo, quella di denunciare i propri aguzzini. Inoltre due esponenti della cosca di 'Ndrangheta avrebbero anche cercato di imporre la fornitura di caffè a due titolari di un bar e di aver cercato di intimidire uno dei due baristi, tramite il noto dj “Big Martino”, al secolo Andrea Martino, per impedirgli di denunciare il fatto ai carabinieri.

Fonte: corrieredellacalabria.it

Foto © Imagoeconomica

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