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I Finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dello Scico, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica in concerto con la Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo Giovanni Bombardieri, hanno eseguito un'ordinanza di applicazione di misura cautelare nell'ambito dell'operazione denominata 'Inter Nos'. Sono stati disposti provvedimenti cautelari personali nei confronti di 17 persone ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di stampo mafioso, associazione per delinquere - aggravata dall'agevolazione mafiosa - finalizzata alla turbata libertà degli incanti, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione, frode nelle pubbliche forniture, estorsione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. In tutto sono 9 le persone finite in carcere, 7 agli arresti domiciliari e per un soggetto è stato disposta la sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio. Nel contempo, è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo d'urgenza - emesso dalla Procura Distrettuale - dell'intero patrimonio aziendale di 5 persone giuridiche, per un valore stimato di oltre 12 milioni di euro.
L'operazione è scaturita da complesse indagini condotte dal Gico del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria e dal Servizio Centrale I.C.O., con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, a contrasto dell'infiltrazione della 'Ndrangheta nell'economia legale. L'attività investigativa svolta ha permesso di accertare che i servizi di pulizia e sanificazione delle strutture amministrative e sanitarie, ricadenti nella competenza territoriale dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria sono stati affidati ad individuate società, i cui membri sono risultati essere "legati" a varie consorterie criminali operanti nel territorio della Provincia di Reggio Calabria (articolazioni di Reggio Calabria, Locri e Melito di Porto Salvo), mediante un distorto utilizzo del sistema della proroga del rapporto contrattuale, in assenza di alcuna procedura di evidenza pubblica, riuscendo per anni a proseguire artificiosamente il rapporto con l'ente appaltante. Dopo innumerevoli proroghe, illegittimamente concesse, è stata indetta una gara per l'affidamento del servizio che è stata aggiudicata, grazie ad un collaudato sistema di corruttela, alle stesse società, nel frattempo riunitesi in A.T.I.; indebite dazioni che, lungi dall'esaurirsi con l'aggiudicazione dell'incanto, sono state elargite in maniera continuativa e sistematica al fine di mantenere saldo nel tempo il pactum sceleris, con questi siglato. Per poter fornire lecita giustificazione agli ammanchi di denaro dalle casse sociali connesse alle indebite elargizioni, si faceva ricorso a false fatturazioni emesse da imprese compiacenti, con le quali erano in essere, altresì, leciti rapporti commerciali.Nel corso delle investigazioni, inoltre, sono stati cristallizzati specifici episodi di corruttela che hanno coinvolto anche il Direttore della Struttura Complessa Gestione Risorse Economico Finanziarie dell'A.S.P. di Reggio Calabria, in capo al quale sono state accertate indebite dazioni di denaro e altre utilità (un costoso Smartphone) da parte di taluni degli imprenditori investigati, in rapporti di reciproci vantaggi, concretizzatisi per questi ultimi in una "corsia preferenziale" per il pagamento delle prestazioni rese.
Il rapporto del citato Direttore con gli indagati era diventato così stretto che gli stessi si sono attivati al fine di consentire a questi di ottenere una proroga nell'incarico di prossima scadenza, il tutto attraverso l'intermediazione di un consigliere della Regione Calabria (attinto da misura cautelare degli arresti domiciliari) - la cui campagna elettorale era stata, tra l'altro, sostenuta da alcuni degli indagati medesimi.L'attività svolta ha altresì permesso di rilevare come le componenti l'ATI abbiano svolto, con modalità difformi da quelle previste, i servizi straordinari di sanificazione e disinfestazione - affidati dall'ASP, a seguito del diffondersi dell'epidemia da coronavirus - da effettuarsi presso i diversi presidi ospedalieri della Provincia di Reggio Calabria. Ancora, è stato accertato che gli indagati, in piena crisi pandemica, si appropriavano indebitamente dei dispositivi di protezione individuale anti-covid 19, sottraendoli finanche al personale sanitario impegnato in occasione dell'emergenza nonché si sottoponevano indebitamente alla relativa vaccinazione (prevista, all'epoca dei fatti, solo per individuate categorie).Da ultimo, sono state acclarate condotte estorsive, poste in essere da alcuni indagati, i quali pretendevano da individuati dipendenti la restituzione di una quota parte mensile dello stipendio da questi percepito (pari a circa 250 euro, ogni mese).

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