La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dalla Procura generale di Catanzaro e dai difensori avverso la sentenza emessa dalla Corte d'Appello di Catanzaro il 12 novembre 2019 nel processo nato dall'operazione antimafia della Dda denominata "Black money" contro il clan Mancuso, scattata nel marzo 2013.
Così come era avvenuto in primo ed in secondo grado anche in Cassazione non ha retto la contestazione del reato di associazione mafiosa. Cinque le condanne definitive per altri reati: 5 anni Antonio Mancuso per estorsione, 9 anni Giovanni Mancuso per usura, 7 anni e 8 mesi Agostino Papaianni, 7 anni Gaetano Muscia, 5 anni e 4 mesi Antonio Prestia. Assolto anche in Cassazione (come già in primo e secondo grado), Pantaleone Mancuso, detto 'Scarpuni'. In primo grado la pubblica accusa dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia era stata sostenuta dal pm Marisa Manzini che aveva coordinato l'intera operazione antimafia unitamente all'allora procuratore Giuseppe Borrelli. Al termine della requisitoria, il pm Manzini aveva chiesto condanne complessive pari a 229 anni di carcere ottenendone in totale 47. I giudici di merito nelle sentenze avevano parlato di "totale vuoto probatorio" in ordine al reato di associazione mafiosa.
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'Ndrangheta: 'Black money', cade reato mafia contro i Mancuso
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