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"Avere visibilità". E' questo il motivo per cui le famiglie di 'Ndrangheta avevano interessi anche per la Vibonese Calcio.
Lo ha detto il collaboratore di giustizia Andrea Mantella collegato con l'aula bunker di Lamezia Terme nel corso del processo Rinascita-Scott parlando dei rapporti delle cosche con la società calcistica che si inserirebbero negli interessi che le stesse avevano per la nascita della “Vibo Calcestruzzi”. "La squadra di calcio è una vetrina, per avere consensi elettorali, pubblicità, per uscire dall'oblio di quella mentalità pastorizia. Se non si comprende questo… dove si va…" ha detto rispondendo alle domande del pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo.
"Quanto alla ‘Vibo Calcestruzzi’ - ha dichiarato il collaboratore - la stessa nasce con il denaro dei maggiori esponenti della criminalità organizzata, nel periodo in cui Piromalli e Molé erano una cosa sola, e con i soldi del commendatore Carmelo Fuscà. I soci occulti della Vibo Calcestruzzi che hanno messo i soldi erano: Carmelo Lo Bianco, Enzo Barba, Rosario Fiarè, Domenico Russo che era espressione dei Piromalli, Antonio Mancuso e Francesco Michelino Patania, detto Ciccio Bello. Formalmente, invece, nella Vibo Calcestruzzi - ha raccontato ancora Mantella - compariva solo Carmelo Fuscà, poi divenuto presidente della Vibonese Calcio, squadra di calcio dove c’era in società pure Francesco Michelino Patania, detto Ciccio Bello, mafioso del clan Lo Bianco ed il cui nominativo io portavo nella mia copiata mafiosa - ha spiegato Mantella - . I soci occulti della Vibonese Calcio erano: Carmelo Lo Bianco, Enzo Barba e Antonio Mancuso".
Il collaboratore ha riferito di avere parlato dell'interesse che la criminalità organizzata calabrese aveva nel calcio quando era in carcere dove conobbe Annunziato Bruzzaniti, nipote del boss Giuseppe Morabito, detto "Tiradritto". "All'epoca Francesco Michele Patania detto 'Ciccio Bello' - ha detto il pentito - voleva aggiustare una partita con la Locri Calcio perché voleva che la Vibonese andasse in promozione". Mantella ha ricordato che in quel periodo dovettero venire a patti con i Cordì di Locri che stavano coi Marcianò, e avevano interessi nella Locri Calcio. "Altra partita da aggiustare fu col Castrovillari" ha aggiunto il collaboratore che ricorda che la "combine" portò a un incontro col boss Antonio Di Dieco, poi divenuto collaboratore di giustizia.
Secondo Mantella, la società aveva acquisito il monopolio nel settore e nel periodo in cui era attiva "hanno scaricato fiumi di cemento nel porto di Gioia Tauro".

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