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Questa mattina a Reggio Calabria 3 persone sono finite in manette con le accuse di tentata estorsione pluriaggravata anche dal metodo e dall'agevolazione mafiosa.
I destinatari delle misure, emesse dal Gip distrettuale su richiesta della locale procura antimafia, sarebbero affiliate o contigue alle cosche di 'Ndrangheta Morabito e Libri. I tentativi di estorsione sarebbero stati perpetrati nei confronti di una ditta operante nel settore della manutenzione delle condotte idriche e del gas, in due distinte occasioni, nelle zone di Mosorrofa e Terreti della città calabrese dello Stretto. L'operazione, condotta dalla Guardia di Finanza, è stata chiamata in codice "Pensierino".
In tutto, nell'inchiesta, risultano indagati 13 persone tra cui un operaio a cui i titolari della ditta avrebbero chiesto aiuto affinché si rivolgesse ad un "soggetto intermediario", Pietro Sinicropi, considerato dagli inquirenti molto vicino ai Libri, che sarebbe riuscito nell'intento di far cessare le richieste della cosca. Durante le indagini le vittime della tentata estorsione, per timore di eventuali ritorsioni, hanno più volte reso dichiarazioni false o reticenti, smentite poi dalle intercettazioni ambientali.
Il lavoro degli investigatori ha permesso, inoltre, di individuare elementi in relazione al favoreggiamento personale e ai reati di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti e frode nelle pubbliche forniture.
Gli investigatori hanno scoperto come la ditta, operante in tutta la provincia reggina, abbia utilizzato fatture false, emesse da quattro aziende con sede a Napoli, Taranto e Reggio Calabria.
Il tutto ha consentito un'evasione di oltre 75mila euro che oggi sono stati oggetto di un sequestro preventivo.
In relazione al reato di frode in pubbliche forniture i finanzieri hanno accertato che, a fronte della stipula con il comune di Palmi di un contratto di appalto per la manutenzione e riparazione di fognature e strade, la ditta appaltatrice ha richiesto il pagamento di lavori non realmente effettuati. In sostanza attraverso fotografie redatte ad arte, la ditta dimostrava di aver pulito i pozzetti e le griglie di raccolta delle acque piovane senza averlo fatto.

Foto © Imagoeconomica

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