Tra gli indagati anche i vertici delle principali cosche 'ndranghetiste
Nella giornata di ieri la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha chiuso le indagini del maxiprocesso "Epicentro" con il quale sono state riunite 3 diverse operazioni: "Malefix", "Metameria" e "Nuovo corso".
Firmato dal procuratore Giovanni Bombardieri e dai pubblici ministeri Walter Ignazitto, Stefano Musolino e Giovanni Calamita, l'avviso di conclusione delle indagini è stato notificato a 75 indagati ai quali la Dda reggina contesta la partecipazione alle più importanti articolazioni territoriali del mandamento "Reggio Centro".
Tra gli indagati ci sono i vertici delle principali cosche di 'Ndrangheta, tra cui i boss Carmine, Orazio, Paolo Rosario; Giorgino De Stefano (alias "Malefix"); i fratelli Alfonso e Gino Molinetti (detto "la belva"); Demetrio e Giandomenico Condello; Demetrio Canzonieri; Antonio Libri; Filippo Barreca; ed Edoardo Mangiola.
Soggetti, questi, arrestati nel corso delle tre inchieste coordinate dalla Procura di Reggio Calabria, considerati, inoltre, esponenti apicali delle rispettive famiglie di 'ndranghetiste.
Anche ad altri esponenti della criminalità organizzata calabrese è stato notificato l'avviso di conclusione delle indagini. Tra questi, Antonio "Totuccio" Serio, Antonino Latella e Giovanni Rugolino detto "Craxi".
Grazie al maxiprocesso "Epicentro", chiamato così perché istruisce le più allarmanti dinamiche criminali registrate in riva allo Stretto, la Procura ha documentato la definitiva e unitaria sinergia tra le cosche reggine. Una collaborazione attiva a prescindere dalle divisioni registrate a metà degli anni '80 durante la seconda guerra di mafia, con l'influenza di primo piano dei gruppi di Archi riuniti attorno alla cosca De Stefano.
Per altro verso, sempre secondo gli inquirenti, le fibrillazioni registrate per la conquista del potere mafioso nel quartiere Gallico (RC) e le spinte scissioniste portate avanti in modo particolare da Luigi Molinetti, hanno rischiato di deflagrare in un vero e proprio "terremoto" di 'Ndrangheta. Un sisma scongiurato, poi, dagli arresti chiesti dalla Dda dall'estate del 2020 fino a poche settimane fa.
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