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Cinque persone sono state arrestate dai carabinieri di Palmi per il favoreggiamento di Domenico Romeo, il latitante di Sinopoli catturato nel febbraio dello scorso anno a Sant'Eufemia d'Aspromonte dove si era rifugiato e dove si trovava con la moglie e il figlio. Gli arresti sono stati fatti in esecuzione di un provvedimento emesso dal Gup su richiesta della Dda di Reggio Calabria. In carcere sono finiti i fratelli Antonio e Francesco Alvaro, di 22 e 23 anni mentre ai domiciliari Domenica Alvaro, di 33 anni, Biagio Versaci (47), e la moglie di quest'ultimo, Maria Francesca Cammaroto (40). Il blitz è scattato stamane all'alba dopo che il procuratore Giovanni Bombardieri, l'aggiunto Gaetano Paci e il pm Giulia Pantano hanno chiuso il cerchio sui favoreggiatori di Romeo che, per sei mesi si era reso irreperibile, ed era ricercato dalla Dda di Genova per traffico internazionale di stupefacenti aggravato dalle finalità mafiose nell'ambito dell'indagine "Buon vento genovese" della guardia di finanza. L'inchiesta, che ha portato agli arresti di oggi, ha consentito di scoperchiare l'articolato ed organizzato sistema messo a punto dagli indagati per favorire la latitanza di Romeo. Un sistema che ha garantito a quest'ultimo di potersi incontrare pure con i suoi familiari. Attraverso movimenti e trasbordi da un'autovettura all'altra, infatti, sua moglie Angela Lirosi, il figlioletto di soli 17 mesi e anche i genitori di Romeo venivano condotti sino al covo del latitante. Stando alle indagini, il latitante aveva a disposizione un immobile di proprietà di Domenica Alvaro ma anche telefoni dedicati con cui comunicare con i suoi familiari. Nel corso delle indagini è stato fotografato passo passo il sistema di favoreggiamento della latitanza del Romeo alimentato e gestito con una continua e meticolosa organizzazione dai coniugi Versaci-Cammaroto, che custodivano il cellulare del ricercato e si occupavano degli spostamenti. Un ruolo che era affidato in particolare ai fratelli Alvaro. Finiti in carcere, questi ultimi sono i figli di Vincenzo Alvaro, condannato nel procedimento "Santa Fe'", e nipoti di Antonio Alvaro, coindagato di Domenico Romeo nel procedimento penale "Buon vento genovese". Nonostante fossero considerati "ragazzini" per la giovane età, Antonino e Francesco Alvaro hanno dimostrato la loro fedeltà alla cosca Alvaro e per questo Domenico Romeo si era materialmente affidato a loro per la gestione della sua latitanza.

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