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Il Procuratore capo di Catanzaro commenta l'operazione “Golgota”

Mattinata impegnativa per la Polizia di Stato e il Servizio centrale operativo impegnate, sin dalle prime luci dell’alba, nella maxi operazione denominata “Golgota”, nell'esecuzione delle misure cautelari disposte dal Gip Filippo Aragona su richiesta della Procura di Catanzaro.
A coordinare l'inchiesta che ha portato all'arresto di 36 persone appartenenti alle famiglie di ‘Ndrangheta Arena - Nicoscia di Isola di Capo Rizzuto e Mannolo di San Leonardo di Cutro sono stati il Procuratore capo Nicola Gratteri ed i sostituti procuratori Paolo Serleo e Domenico Guarascio.
Gli arresti sono stati eseguiti in collaborazione con i poliziotti delle squadre mobili di Bergamo, Catanzaro, Cosenza, Milano, Novara, Vibo Valentia e Reggio Calabria, del Reparto prevenzione crimine di Bari, Cosenza, Lecce, Vibo Valentia e Siderno e delle unità cinofile di Vibo Valentia e Reggio Calabria e il supporto dell’elicottero del V Reparto Volo di Reggio Calabria.
Le accuse, a vario titolo, sono di associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, porto e detenzione illegale di armi e munizioni.
Un'operazione che è scaturita dall'unione di due distinti filoni investigativi che poi, nel corso del tempo, si sono intrecciati consentendo di far luce su un ampio spaccato criminale del territorio della provincia crotonese.
In particolare, l'attività investigativa su Isola Capo Rizzuto rappresenta una prosecuzione dell'operazione "Tisifone", scattata il 20 dicembre del 2018 nei confronti di 23 persone appartenenti alle famiglie Arena, Nicoscia, Manfredi e Capicchiano, che evitò una guerra di mafia.
L'attività investigativa avrebbe fatto emergere l'operatività di diverse associazioni criminali sul territorio crotonese dedite al traffico illecito di sostanze stupefacenti in grado di muovere decine di chili di droga per tutta la penisola; ma soprattutto di ricostruire uno spaccato di "storia criminale" della provincia degli ultimi anni corredata da alleanze, rivalità e cambi di strategie.



Tra gli arrestati di oggi anche il boss Salvatore Arena, detto “Caporale”, descritto dai magistrati come “soggetto che gestiva i rapporti con altre cosche e impartiva direttive ai suoi affiliati, i quali vedevano in lui un punto di riferimento anche per la risoluzione di controversie tra di loro”.
Nella conferenza stampa odierna il Procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha affermato: "Questa è 'Ndrangheta di serie A, riconosciuta in ambito giudiziario sin dagli anni sessanta, domina gran parte della provincia di Crotone". "In particolare - ha spiegato Gratteri - ci sono due associazioni di stampo mafioso e due associazioni dedite al traffico di stupefacenti, oltre a numerosi reati. I capi di imputazione sono 108, non solo per droga ma per la detenzione di decine e decine di armi comuni e da guerra, perché questo territorio negli anni è stato martoriato da decine di omicidi di mafia e più volte, dal 2018 ad oggi - ha rivelato il procuratore - siamo intervenuti con azioni di 'disturbo' per impedire altri omicidi e altro sangue. Dunque - ha concluso - un grande lavoro sul piano probatorio, un grandissimo lavoro fatto dalla squadra Mobile di Crotone e da quella di Catanzaro coordinate dallo Sco di Roma".
"Abbiamo dovuto sacrificare parte dell’indagine, ma abbiamo salvato delle vite. Oggi abbiamo tirato su la rete(…) In particolare - ha continuato il magistrato - ci sono imputazioni per associazione di stampo mafioso e per associazione dedite al traffico di stupefacenti, oltre a numerosi reati fine: i capi di imputazione sono 108, di cui 30 per armi. È stato un grande lavoro sul piano probatorio, un grandissimo lavoro fatto dalla Squadra Mobile di Crotone e da quella di Catanzaro coordinate dallo Sco di Roma”.
L’indagine ha inoltre fatto luce su tre associazioni criminali finalizzate al traffico di droga, una guidata da Giuliano Mannolo, una da Antonino Astorino e una da Rocco Giuliano Mannolo. La Dda infatti indagando sugli Arena ha scoperto gli intrecci tra queste organizzazioni e altre consorterie criminali che gestivano un traffico di droga che partiva dal territorio di San Lorenzo di Cutro e riforniva l’intera provincia.
Nell’ordinanza di custodia cautelare scritta dal gip Filippo D’Aragona si legge che: “E' emerso un nuovo assetto del gruppo criminale derivante sia dall’arresto di alcuni suoi esponenti di vertice sia da un ricambio generazionale, mantenendo però al livello apicale una linea di continuità con i discendenti del boss Nicola Arena classe 1937”.

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