Il segretario dell'Udc sotto indagine per concorso esterno: "Mi dimetto"
Nuovo colpo ai clan del crotonese e ai loro referenti nel mondo della politica, della pubblica amministrazione e delle professioni. Con un maxiblitz scattato questa mattina all’alba su richiesta della procura antimafia di Catanzaro diretta da Nicola Gratteri e per ordine del gip, 48 persone sono state arrestate dagli uomini della Dia, guidata da Maurizio Vallone.
In tredici sono finiti in carcere, mentre 35 vanno ai domiciliari, tutti accusati a vario titolo di riciclaggio, turbativa d’asta, intestazione fittizia di beni ed associazione mafiosa. Fra gli indagati, ma non destinatario di misura, anche il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, la cui casa romana è stata perquisita questa mattina. Fino a giovedì mattina Cesa veniva invitato di continuo in tv e alle riunioni dai leader del centrodestra: un modo per marcarlo stretto mentre da Palazzo Chigi arrivavano al segretario dell’Udc insistenti telefonate per convincerlo a entrare nella maggioranza. Ora però che è finito sotto indagine per concorso esterno in associazione mafiosa il suo caso rischia di aggrovigliare ancora di più la crisi di governo. “Mi ritengo totalmente estraneo", si è difeso Cesa confermando di aver ricevuto un avviso di garanzia "su fatti risalenti al 2017”. "Chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla procura competente. Come sempre ho piena e totale fiducia nell'operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale come effetto immediato" ha annunciato. Secondo indiscrezioni, non sarebbe l’unico politico travolto dall’inchiesta “Profilo basso”, che coinvolge professionisti, funzionari e dipendenti pubblici, imprenditori ed esponenti della pubblica amministrazione considerati dai magistrati collusi con i clan. Ai domiciliari è finito l'assessore regionale al bilancio Francesco Talarico dell'Udc.
In manette sono finiti anche i massimi esponenti dei “Bonaventura” “Aracri”, “Arena” e “Grande Aracri”, tutte famiglie di primo livello della ‘Ndrangheta di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro. “Ingente” – così lo definisce la procura – il valore dei beni sequestrati nel corso di un’indagine che ha accertato movimentazione illecita di denaro per un valore di 300 milioni di euro.
A commentare l’operazione è intervenuto il Presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra:"In questo momento è scattata una vasta operazione della Direzione Investigativa Antimafia coordinata dal procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri contro esponenti di spicco di locali cosche calabresi che coinvolgono le provincie di Catanzaro, Vibo e Crotone. Sono impiegati oltre duecento donne e uomini della DIA diretti dal dott. Maurizio Vallone e altrettanti di tutte le forze dell'ordine. Sono decine e decine gli ordini d'arresto e quasi 100 milioni di euro di beni sequestrati. Un plauso sincero a questo immane sforzo investigativo, la Commissione Antimafia ha potuto seguire grazie al lavoro del suo ufficiale di collegamento DIA colonello Luigi Grasso. Ancora una volta l'azione concreta contro le mafie riporta la ricchezza nelle mani dei cittadini. Nel corso delle recenti operazioni antimafia in Italia, e parlo di poche settimane, centinaia di milioni di euro sono tornati nelle casse dello Stato. Questo è anche un reale recovery fund che deve essere sempre attivo. Questi arresti dimostrano che lo Stato non solo è presente ma è anche più forte e tenace".