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Obiettivo era quello di colpire il clan, ma morirono due bambini innocenti di 10 e 14 anni

Era il 24 ottobre 1982 quando nella frazione di Filiandri, nel vibonese, ebbe luogo l'efferata "strage di Pizzinni", un'esplosione che costò la vita a due bambini innocenti, Bartolo Pesce di 14 anni e Antonio Pesce di soli 10 anni, e ferì altre quattro persone.
Per quella strage ci fu anche un processo, che registrò però l’assoluzione degli imputati.
Su quei fatti hanno cercato di far luce gli investigatori della poderosa inchiesta della Procura di Catanzaro, “Rinascita-Scott”. Grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia sta emergendo il dato che fu la famiglia Mancuso di Limbadi ad aver ordinato di collocare una bomba sotto la finestra dei fratelli Soriano, già all’epoca ritenuti ingestibili dagli altri clan e quindi da eliminare. L’ordigno esplosivo venne però collocato sotto la finestra sbagliata provocando la morte di due bambini.
Nei giorni scorsi davanti ai giudici della Corte d'Appello di Catanzaro nel processo contro il clan Soriano di Filandri, è stato sentito il pentito Angiolino Servello, che nel 2005 si è autoaccusato della strage rivelandone retroscena e movente, ma che non ha mai subito un processo. Rispondendo alle domande del sostituto procuratore generale Raffaella Sforza, come riportato dalla Gazzetta del Sud, Soriano ha ribadito le proprie accuse contro esecutori e mandanti.
"Sono andato con un altro (...) e abbiamo messo una bomba, dove poi sono morti due ragazzi innocenti anziché colpire la famiglia Soriano (...) ha sbagliato a mettere la bomba. Anziché metterla a una porta l'ha mesa all'altra porta". A detta del collaboratore in quelle zone abitavano, all'epoca il padre, la madre e tutti i figli della famiglia Soriano.
Spiegando i motivi per cui fu necessario quell'attentato ha aggiunto: "Lo dovevamo fare perché ci ha mandato l'industriale (...) di Jonadi. Lui mi ha detto che dovevamo mettere questa bomba per mandato della famiglia Mancuso".
Secondo il pentito l'imprenditore, che sarebbe anche lo stesso che gli avrebbe consegnato materialmente l'ordigno da piazzare davanti all'abitazione dei Soriano, era legato a persone malavitose. "Le ragioni di (...) sono perché all'imprenditore i Soriano gli chiedevano il pizzo, volevano dei soldi, l'estorsione e siccome (...) certe cose non le digerisce è stato lui che ha organizzato tutto per la bomba e il mandante è lui. Che poi magari si appoggia pure ai Mancuso o altri che gli hanno detto i Mancuso, questo non lo, però lui è...".
Sulla strage hanno anche parlato altri collaboratori di giustizia. Un caso senza verità che, si spera, dopo 38 anni possa essere risolto.

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