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di AMDuemila - Video
Sono stati arrestati ben 6 latitanti di ‘Ndrangheta che si erano nascosti in tre Paesi di due continenti nell'ambito dell'operazione 'Magma 2007' condotta dallo Scico della Guardia di Finanza di Roma e dal Gico della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, in collaborazione con la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. La cattura dei latitanti è stata messa a segno grazie alla cooperazione internazionale di polizia e al progetto I-Can (Interpol Cooperation Against 'Ndrangheta), promossa dall'Italia insieme all'Interpol. Quattro latitanti sono stati arrestati in Argentina ed Albania alle 19 di martedì ora italiana, il quinto è stato preso la notte scorsa alle 2.30 in Costa Rica. Mentre sono stati arrestati a Buenos Aires dal locale Interpol, dalla Polizia Federale e dalla Gendarmeria Nacional argentina, coordinati dalla locale Procura: Ferdinando Saragò, Giovanni Di Pietro e Fabio Pompetti. Saragò, 79enne nato a Rosarno (Reggio Calabria), è considerato il corriere e uomo di fiducia della 'Ndrangheta che faceva la spola tra il Sudamerica e la Calabria: a lui si rivolgevano le cosche per le varie necessità operative e per il trasporto di documenti segreti. Ha incontrato in Argentina Carmelo Aglioti (uno dei 45 arrestati a novembre) in occasione di un viaggio finalizzato alla risoluzione di una mancata importazione di droga per conto delle famiglie Pesce e Bellocco.
Secondo le indagini, invece, Di Pietro costituiva il front office fra le cosche italiane e i fornitori sudamericani di droga, occupandosi anche direttamente dell'esportazione delle sostanze stupefacenti. Da un'intercettazione è risultato che abbia informato lo stesso Aglioti di un'indagine a suo carico dell'autorità giudiziaria argentina. Mentre Fabio Pompetti, nato in Argentina, 54 anni, era un interlocutore privilegiato dello stesso Aglioti e di Francesco Morano, detto Gianfranco, anch'egli arrestato nell'operazione del novembre 2019, perché considerato problem solving man: grazie alla sua rete di relazioni in loco e alle sue indicazioni venivano aggirati i sistemi antiriciclaggio e venivano elusi i controlli doganali. Per anni è stato il portavoce dei fornitori sudamericani nei confronti della 'Ndrangheta.
In Costarica è stato invece arrestato Franco D'Agapiti, titolare dell'hotel casinò Amapola di San José, considerato il punto di riferimento per gli esponenti della cosca. Il suo compito era quello di agevolare l'ingresso di cocaina in Italia e offrire ospitalità e appoggio logistico agli 'ndranghetisti. In Albania, infine, è finito dietro le sbarre Bujar Sejdinaj, soprannominato 'lo zio', referente dei Bellocco per l'area balcanica. Ai cinque latitanti collegati all'indagine della Gdf e arrestati nelle ultime ore si aggiunge poi Adrian Cekini, albanese anche lui, che era però già stato fermato lo scorso 26 maggio a Elbasan.

“Magma 2007”
I latitanti si erano resi irreperibili a seguito dell’operazione “Magma 2007” che si era conclusa a novembre dello scorso anno con l'esecuzione di 45 misure cautelari per associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di stupefacenti, detenzione illegale di armi. Le attività investigative, culminate con le ordinanze eseguite il 29 novembre del 2019, hanno permesso di sequestrare circa 400 Kg di cocaina, 30 Kg di hashish, 15 Kg di marijuana, un fucile d'assalto automatico, 3 pistole semiautomatiche, un silenziatore e munizionamento di vario calibro.

I legami con i Bellocco
Le indagini hanno consentito di destrutturare completamente la cosca di ‘Ndrangheta riconducibile ai Bellocco di Rosarno (Reggio Calabria) e le sue articolazioni extra regionali, arrestando tutti i membri apicali della famiglia, appartenente al ''mandamento tirrenico'' che operava nella piana di Gioia Tauro, in Emilia Romagna, in Lazio e in Lombardia.

Il traffico di droga internazionale
Dall’inchiesta era emerso che l’organizzazione avrebbe individuato in Sud America, in particolare in Argentina e Costarica, fonti di approvvigionamento di ingenti partite di quella sostanza stupefacente da inviare in Italia occultate, per il trasporto navale, in appositi borsoni all'interno di container. Per farlo gli uomini della cosca Bellocco si sono serviti di alcuni emissari che hanno effettuato diversi viaggi in territorio sudamericano, per visionare lo stupefacente e contrattare con i referenti in loco al fine di poter organizzare gli aspetti logistici dell'importazione. Grazie alla preventiva e tempestiva apertura di un canale di collaborazione tra la Guardia di Finanza di Reggio Calabria e la Gendarmeria Argentina, attraverso un'apposita Rogatoria Internazionale promossa dalla Dda di Reggio Calabria, è stato possibile accertare che proprio a Buenos Aires l'associazione criminale calabrese poteva contare sulla collaborazione di alcuni 'colletti bianchi' italoargentini, intranei all'organizzazione, disposti ad agevolare la pianificazione degli illeciti traffici e l'importazione di ingenti quantitativi di cocaina. Le indagini hanno anche evidenziato che un emissario della cosca Bellocco in Sud America non si limitava alla mera funzione di intermediario nell'ambito degli illeciti traffici, ma si prodigava anche per la risoluzione di questioni estremamente rilevanti che hanno interessato la famiglia di ‘Ndrangheta dei Morabito di Africo (Reggio Calabria).
Secondo l’inchiesta risulterebbe emblematico il coinvolgimento dell'emissario con alcuni componenti della cosca Morabito per far pervenire in territorio uruguaiano una ingente somma di denaro, pari a 50.000 euro, finalizzata a far scarcerare Rocco Morabito, detto 'Tamunga', arrestato dopo una significativa latitanza e successivamente evaso.

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