di AMDuemila
Indagato nell’inchiesta “Libro Nero” anche l’ex assessore regionale Naccari Carlizzi
Nei giorni scorsi la seconda sezione della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, con spese processuali a carico del ricorrente, dell’ex consigliere regionale Alessandro Nicolò, arrestato a luglio nell’ambito dell’inchiesta “Libro Nero” assieme ad altre diciassette persone indagate di appartenenza alla cosca Libri.
Nicolò, in un primo momento eletto con Forza Italia e poi passato tra le fila di Fratelli d'Italia (una volta arrestato sospeso dal partito della Meloni, ndr), è accusato di associazione mafiosa e di avere favorito, in cambio di appoggi elettorali, gli obiettivi della cosca di ‘ndrangheta. Al comando della cosca, secondo gli inquirenti, vi è Filippo Chirico, genero del defunto boss Pasquale Libri, già condannato a venti anni di reclusione nel processo scaturito dall’inchiesta “Theorema-Roccaforte”. L’inchiesta “Libro Nero”, che ha visto l'esecuzione del blitz lo sorso 31 luglio, è stata condotta dalla squadra mobile della polizia di Stato diretta da Francesco Rattà e coordinata dal Procuratore della Dda Giovanni Bombardieri e dai sostituti Walter Ignazitto e Stefano Musolino.
Secondo l'accusa la cosca Libri, oltre ad essere perfettamente in grado di interferire nelle dinamiche economico-imprenditoriali locali, sarebbe stata allo stesso tempo capace di infiltrarsi in quelle politico-elettorali del territorio cittadino, gestendo un consistente bacino di voti in un vero e proprio rapporto "do ut des".
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