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di AMDuemila - Video
Il procuratore Gratteri: "Un traffico di droga capillare che riguardava almeno un quarto della provincia di Cosenza"

Importante operazione della Polizia di Stato che ha eseguito, questa mattina, un provvedimento restrittivo emesso dal Gip del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Dda di Catanzaro, nei confronti di 45 persone appartenenti ad una associazione, armata, finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanza stupefacente operante nei comuni della Valle dell'Esaro facente capo a persone che gravitano nel contesto della 'Ndrangheta cosentina, egemone sul territorio. Il blitz della polizia di Stato è stato contestualmente seguito dal sequestro preventivo di beni di vario tipo, fra cui due imprese individuali, 32 immobili e tre autovetture. Valore complessivo, circa due milioni di euro.
A capo del sodalizio, secondo gli investigatori, ci sono due cugini di Roggiano Gravina (Cs), Roberto e Antonio Presta, di 58 e 43 anni, parenti stretti di Franco Presta, ritenuto il superboss della ‘Ndrangheta nella zona settentrionale della Calabria e detenuto all'ergastolo. I cugini Presta si sarebbero occupati della vendita di cocaina, eroina e hashish acquistata nella provincia di Reggio Calabria. Secondo il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, “la famiglia Presta ha controllato per anni il traffico di droga nella Valle dell'Esaro, ovvero un quarto dell'intera provincia di Cosenza". "Un business - ha aggiunto Gratteri - connotato da molta violenza perché la famiglia che lo gestiva è una cosca di 'ndrangheta che opera con pestaggi, cruente spedizioni punitive che abbiamo documentato nel corso dell'attività investigativa. Chi non pagava veniva aggredito con ferocia. Abbiamo un traffico sistematico della cocaina che proveniva dalla provincia di Reggio Calabria e di marijuana. Il controllo del 'loro' territorio era minuzioso. Nessuno poteva andare a vendere droga se non faceva parte della consorteria. Lo spaccio era così diffuso che anche i calciatori e l'allenatore della squadra di calcio del Roggiano Gravina acquistavano stupefacenti dal clan". Il magistrato ha poi evidenziato che è stato fatto “un lavoro massicio”, grazie anche "all'aumento della pianta organica nelle squadre mobili". Il pensiero del procuratore è andato alla "continua e costante attenzione" che, non solo l'attività di indagine, ma anche "l'attenzione alla sicurezza della mia persona", ricevono da parte del ministero dell'Interno e dal capo della Polizia Franco Gabrielli. Mentre il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla ha detto che si “parla di un contesto di ‘Ndrangheta agguerrito, di una cosca ben radicata sul territorio e con una forte capacità di riorganizzazione. Per l'approvvigionamento avevano forti riferimenti a Platì e nella Piana di Gioia Tauro". Mentre come ha spiegato il capo della Mobile di Cosenza, Fabio Catalano, “al vertice del sodalizio che aveva come base il comune di Roggiano Gravina c'erano i fratelli Antonio e Roberto Presta, cugini del boss Franco. L'attività che il clan monopolizzava era, prevalentemente, il traffico di droga. Cocaina soprattutto ma anche marijuana e hashish". La droga, secondo quanto è stato riferito, arrivava ovunque, anche all'interno della squadra di calcio del Roggiano Gravina. Secondo le indagini nella formazione militava Roberto Presta, figlio di Antonio, uno dei reggenti del clan. All'incontro hanno partecipato anche il direttore della direzione centrale anticrimine della Polizia Francesco Messina e il direttore dello Sco Fausto Lamparelli.

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