di AMDuemila
La ‘Ndrangheta è presente anche in Veneto. A dimostrarlo l’operazione di ieri del Ros (Raggruppamento operativo speciale) dei carabinieri che ha portato a termine sette ordini di custodia cautelare e venti perquisizione tra le province di Verona, Venezia, Vicenza, Treviso, Ancona, Genova e Crotone. Le ipotesi di accusa sono estorsione, violenza o minaccia per costringere a commettere un reato, trasferimento fraudolento di valori, resistenza a pubblico ufficiale, incendio, minaccia, tentata frode processuale, commessi con modalità mafiose.
Ancora una volta si rileva la presenza delle cosche 'ndranghetiste nel Nord Italia, dopo che già nelle scorse settimane l’operazione “Geenna” aveva svelato la presenza di una locale in Valle d’Aosta. L’operazione odierna ha mostrato come le infiltrazioni arriverebbero fino al Veneto. Infatti, i carabinieri del Ros hanno documentato l’operatività di un gruppo criminale a connotazione mafiosa in raccordo con imprenditori locali. Dietro le attività criminali ci sarebbe la cosca curtense dei Multari, che per gli investigatori è legata alla famiglia di Nicolino Grande Aracri. Secondo l’inchiesta, della procura Distrettuale antimafia di Venezia, iniziata nel 2017, la cosca, trasferitosi nel veronese da oltre trent’anni, sarebbe composta dai fratelli Domenico, Carmine e Fortunato, nonché da Antonio e Alberto, figli di Domenico che da anni è responsabile reati commessi, con la complicità di soggetti residenti nelle province di Crotone e Venezia, con l’aggravante del “metodo mafioso”. Tra questi reati, ci sono anche estorsioni ai danni di imprenditori veneti. In particolare, il Ros ha indagato sull’incendio dello yacht ‘Terry’ mentre era ormeggiato nel porto di Alghero (SA). L’imbarcazione era oggetto di una contenzione con l’acquirente, a causa di gravi vizi strutturali, doveva essere distrutto per non consentire l’esecuzione delle perizie. Dopo un tentativo che aveva solo parzialmente incendiato l'imbarcazione, l'intervento del Ros ha impedito la reiterazione del reato.
Dalle indagini è emerso che benché Domenico Multari avesse subito la misura di prevenzione patrimoniale del sequestro dei beni, era riuscito ad impedire il perfezionamento della procedura di vendita all'asta degli immobili sequestrati attraverso contratti simulati di vendita a prestanome. Inoltre, con minacce e violenze contro i pubblici ufficiali, avevano impedito a quest'ultimi di accedere alle abitazioni dei Multar quando era stata stabilita la vendita all'asta da parte del Tribunale Civile di Verona; facendo così desistere eventuali parti interessate all'acquisto degli immobili e comperati poi a prezzi estremamente vantaggiosi da prestanome degli stessi Multari.
Dagli accertamenti del Ros è venuto alla luce che imprenditori e comuni cittadini si sarebbero rivolti per ogni tipo di problematica economica o privata, a Domenico Multari, pur consapevoli dello suo spessore criminale, al fine di ottenere il completo assoggettamento psicologico dei suoi interlocutori.
"Gli arresti di oggi sono la dimostrazione che la mano della ‘Ndrangheta non allenta la presa sul Veneto" ha commentato la notizia Francesca Rispoli, dell’ufficio di presidenza di Libera. "L'esistenza di soggetti 'ndranghetisti - scrive Libera - era già stata evidenziata nel recente passato, con gli arresti avvenuti in Veneto nell'ambito dell'operazione 'Aemilia', diretta dalla Dda di Bologna. Una presenza che sta inquinando e soffocando area del Nord Est, considerato è uno dei principali motori di sviluppo del Paese. Prenderne subito coscienza significa agire in tempo". Per la Rispoli è necessario "attivare immediatamente quegli anticorpi sociali e culturali di cui questa terra è certamente capace". Seconda la recente ricerca di Libera in Veneto su un campione di 939 questionari "per quasi la metà dei rispondenti veneti (45,3%) la presenza della mafia nella propria zona è marginale. E per questo motivo Libera ha scelto Padova come piazza principale del prossimo 21 marzo la XXIV Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Libera ha scelto Padova - ha concluso - per stare vicino a chi, nel Nordest, non si rassegna alla violenza mafiosa, alla corruzione e agli abusi di potere, ma per valorizzare l'opera di tante realtà, laiche e cattoliche, istituzionali e associative, impegnate in quella terra difficile ma generosa per il bene comune, per la dignità e la libertà delle persone".
'Ndrangheta in Veneto: sette arresti e venti perquisizioni
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