di AMDuemila
Ieri l'operazione dei carabinieri. In otto in manette
Ieri mattina i carabinieri del Comando per la Tutela agroalimentare e del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di otto persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere e truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, aggravate dalla finalità di agevolare le consorterie mafiose. L'inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, ha accertato, secondo quanto riferisce una nota stampa, che nel periodo 2010-2018 alcuni indagati, appartenenti o contigui a cosche della 'ndrangheta reggina, tra i quali i "Gallico" di Palmi, gli "Alvaro" di Sinopoli, i "Lo Giudice" di Reggio Calabria ed i "Laganà-Caia" di Seminara, hanno beneficiato di contributi economici da parte dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura della Regione Calabria, per un ammontare di alcune centinaia di migliaia di euro, attestando falsamente lo svolgimento di attività imprenditoriali e il possesso dei requisiti soggettivi previsti dalla normativa vigente. Secondo quanto è stato riferito nel corso di una conferenza stampa cui hanno preso parte il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, ed il Procuratore aggiunto, Gaetano Paci, "l'indagine ha consentito di contrastare significativamente un ambito di interesse della 'ndrangheta particolarmente insidioso per il fisiologico svolgersi del settore agroalimentare ed emblematico delle modalità dell'acquisizione di consensi attraverso un patologico indirizzo delle pubbliche risorse".
Tra quanti hanno percepito contributi agricoli vi è anche Teresa Gallico, di 70 anni, presunta affiliata all'omonima cosca di 'ndrangheta di Palmi e detenuta dal 2010 in regime di 41 bis perché coinvolta nell'operazione "Cosa mia". Secondo quanto emerso la donna avrebbe ottenuto fondi per 59 mila euro. Per lei è stata disposta la custodia cautelare in carcere così come per Carmelo Gallico, di 55 anni, Demetrio Giuseppe Gangemi, di 49, e Domenico Laganà, di 47. La truffa che viene contestata dalla Dda di Reggio Calabria è stata resa possibile grazie alla complicità di tre componenti del consorzio olivicolo "Conasco", coinvolti nell'inchiesta nella loro qualità di incaricati di pubblico servizio e per i quali sono stati disposti gli arresti domiciliari. Si tratta di Domenico Cambareri, di 41 anni, Maria Curatola, di 60, ed Elvira Pierina Curatola, di 64. I tre, secondo l'accusa, "hanno attestato falsamente la presentazione della domanda di contributo da parte di Teresa Gallico ed omesso intenzionalmente di informare l'organismo pagatore del suo stato detentivo. Gli accertamenti bancari, inoltre - sempre secondo la contestazione mossa dalla Dda di Reggio Calabria - hanno consentito di appurare che parte dei proventi venivano indirizzati al pagamento degli onorari dei difensori di Domenico Gallico, il pluriergastolano al vertice dell'omonima cosca". A carico del consorzio olivicolo "Conasco" sono stati eseguiti la misura cautelare dell'interdizione dall'esercizio dell'attività di assistenza agricola e sequestri per un importo complessivo di oltre 220 mila euro.
Fonte: ANSA