Inflitti quasi due secoli di carcere
di AMDuemila
Trenta condanne ed un’assoluzione per circa due secoli di carcere. E’ questo l’esito del processo d’appello scaturito dall’operazione “Mediterraneo” contro il clan Molè di Gioia Tauro, condotta dai pm Roberto Di Palma e Matteo Centini. L’impianto accusatorio della Dda di Reggio Calabria ha sostanzialmente retto anche in secondo grado, anche se sono cadute alcune accuse aggravate dalle modalità mafiose per qualche reato, con una sentenza che è giunta nella tarda serata di domenica dopo due giorni di camera di consiglio. Le accuse a vario titolo erano di associazione mafiosa, traffico di droga e di armi, intestazione fittizia di beni.
Le condanne vanno dai 2 anni di reclusione ai 13 anni e quattro mesi inferti a Khay Ayoub Baba. Dichiarati “credibili” i collaboratori di giustizia con le attenuanti riconosciute a Marino Belfiore, punito con 3 anni e 6 mesi, a Pietro Mesiani Mazzacuva (3 anni e 8 mesi di carcere) ed Arcangelo Furfaro. Quest’ultimo nonostante lo “status” di collaboratore è stato condannato a 12 anni di carcere. Condanne rimodulate anche per i rampolli del clan Molè, i due Antonio detti “u niru” e “u iancu”, 11 e 6 mesi, 9 anni.
Gli investigatori avevano ricostruito il business della famiglia mafiosa che opera tra la Piana di Gioia Tauro ed il Lazio.
Tra gli affari emersi, in particolare vi era quello delle slot machine e del traffico di stupefacenti con il clan che era riuscito ad assicurarsi un flusso di ingenti quantitativi di hashish e cocaina distribuiti a Roma.
Fonti di approvvigionamento erano la Calabria, il Marocco, la Spagna e la Francia. Non solo. Grazie al supporto fornito da una radicata componente albanese, la cosca gestiva lo stoccaggio e lo smistamento dei carichi di cocaina, introdotti dai Balcani sul territorio nazionale.
Gli inquirenti hanno anche ricostruito il ruolo di Girolamo Molè che, dopo la morte di Rocco Molè nel febbraio 2008, dal carcere di Secondigliano riusciva comunque ad impartire gli ordini alla cosca. Unico assolto, Pietro Giovanni De Leo (2 anni di reclusione in primo grado).
LE CONDANNE
Antonio Bonasorta, 6 anni e 2 mesi di reclusione
Giovanni Burzì, 2 anni di reclusione (conferma)
Fabio Cesari, 8 anni e 8 mesi di reclusione
Carmelo Cicciari, 6 anni e 8 mesi di reclusione
Gaetano Cicciari, 7 anni di reclusione (conferma)
Patrizio D’Angelo, 2 anni e 4 mesi di reclusione (conferma)
Pietro Giovanni De Leo, assolto (2 anni di reclusione in primo grado)
Patrizio Fabi, 8 anni di reclusione
Eugenio Ferramo, 2 anni e 4 mesi di reclusione (conferma)
Arcangelo Furfaro, 12 anni di reclusione
Domenico Galati, 2 anni e 4 mesi di reclusione
Giuseppe Guardavalle, 3 anni e 8 mesi in continuazione con altra sentenza
Girolamo Magnoli, 10 anni di reclusione
Domenico Mazzitelli, 6 anni e 6 mesi di reclusione
Ippolito Mazzitelli, 6 anni di reclusione
Pietro Mesiani Mazzacuva, 3 anni e 8 mesi di reclusione
Francesco Modaffari, 4 anni, 6 mesi e 14 giorni in continuazione con altra sentenza
Antonio Molè (classe 1989), 11 anni e 4 mesi di reclusione
Antonio Molè (classe 1990), 6 anni 9 mesi e 10 giorni di reclusione
Annunziato Pavia, 9 anni e 4 mesi di reclusione
Fiorina Silvia Reitano, 6 anni di reclusione
Pasquale Saccà, 8 anni e 8 mesi di reclusione
Stefano Sammarco, 11 anni e 4 mesi di reclusione (conferma)
Domenic Signoretta, 12 anni di reclusione
Carmelo Stanganelli, 10 anni e 4 mesi di reclusione