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gratteri int la7 libroSu La7 la presentazione del libro: tra politica e cosche “reciproca utilità”
di Miriam Cuccu - Video
“La 'Ndrangheta non è mai all'opposizione. Sceglie sempre il cavallo vincente”. Dei rapporti tra 'Ndrangheta, potere politico-economico e massoneria ne parla a “Di Martedì” Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro e autore di “Padrini e padroni”, l'ultimo libro scritto insieme al giornalista Antonio Nicaso. Negli studi televisivi di La7 il magistrato spiega il teorema della “reciproca utilità”: “La 'Ndrangheta vota e fa votare. – chiarisce – Oggi sono i politici ad andare a casa dei capimafia per chiedere pacchetti di voti in cambio di appalti, mentre fino ad una ventina di anni fa era il contrario”. Solo una “rivoluzione giudiziaria, dell'istruzione e culturale” aggiunge Gratteri, può interrompere questa tendenza.
Il procuratore evidenzia quindi un cambiamento: “La tecnica delle mafie nei confronti della pubblica amministrazione è cambiata: mentre prima si minacciava o si uccideva chi resisteva oggi grazie ai soldi della cocaina il problema dell'élite della 'Ndrangheta è quello di giustificare la ricchezza” con la quale “riesce a corrompere chiunque, anche perché nel contempo si è abbassata di molto l'etica e la morale”. “Le famiglie mafiose – aggiunge – hanno figli incensurati, laureati in medicina, ingegneria, giurisprudenza, che poi gestiscono la cosa pubblica in modo mafioso”.
L'evoluzione del potere economico e finanziario delle cosche, racconta il magistrato, inizia dall'Ottocento, quando “durante le elezioni amministrative a Reggio Calabria il blocco dell'alta borghesia e dei latifondisti usò la picciotteria – il termine 'Ndrangheta si impose solo dal 1929 – per compiere attentati e vessazioni ai danni del blocco dei Borboni e della Chiesa. Borghesi e latifondisti vinsero, ma i brogli furono talmente evidenti che il prefetto fu costretto a sciogliere il consiglio comunale. Il primo ad essere sciolto per mafia quando ancora non esisteva il reato di associazione mafiosa o la legge per lo scioglimento dei comuni”.



La 'Ndrangheta, prosegue Gratteri, “è presente da quarant'anni in Val d'Aosta, Piemonte, Lombardia, e da almeno venticinque in Emilia Romagna anche se a macchia di leopardo”, ed è “arrivata anche nel terremoto in Emilia”, così come subito dopo il sisma de L'Aquila “al telefono c'era chi rideva e si sfregava le mani”. Le cosche, chiarisce Gratteri, “sono presenti ovunque ci sia business: la Tav, l'alta velocità, la Salerno-Reggio Calabria. Non si tratta solo di guadagno ma di esternazione di potere”. Già nel 1908 nel terremoto tra Messina e Reggio Calabria, ricorda il procuratore, “la classe dirigente pretese la gestione dei 180 miliardi inviati dal governo Giolitti, che in cambio diede disposizione di tenere buono il popolo. Si trattò del primo atto di un governo centrale per soggiogare il Sud”.
Parlando di massoneria Gratteri aggiunge: “Con il grado di 'santa' uno 'ndranghetista può essere anche massone deviato. Questo vuol dire più potere, entrare nella stanza dei bottoni, cogestire la cosa pubblica, avere contatti con professionisti. Alcuni collaboratori ci hanno detto che all'orecchio del gran maestro possono esserci fino a tre incappucciati, alcuni dei quali sono stati magistrati. Su questo, però, non abbiamo riscontri”. “Le logge massoniche deviate – chiarisce – non sono ufficiali ma hanno potere reale, sono un grande centro di interessi ed interscambi. In Calabria di recente ne sono state sciolte già tre”.
“L'élite della nostra polizia giudiziaria non è seconda a nessuno nel mondo – dichiara poi Gratteri – all'indomani della strage di Duisburg (del 15 agosto 2007, maturata nell’ambito della faida di San Luca tra i Nirta-Strangio e i Pelle-Vottari) mi chiamarono dalla Germania: non sapevano da dove cominciare, erano in grande difficoltà dal punto di vista normativo e investigativo. Basti pensare che il processo è stato poi celebrato a Locri”.

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