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MASSONERIA, VATICANO E CASSAZIONE


PRESSIONI SULLA CASSAZIONE

La cosca guidata da Nicolino Grande Aracri  è in grado di "avvicinare" anche magistrati della Suprema Corte di Cassazione. E' quanto emerge dal provvedimento di fermo emesso dalla DDA catanzarese  nell’ambito dell’inchiesta Kyterion. A gestire questo intervento, secondo l'accusa, era l'avvocato Giovanni Benedetto Stranieri.  Sarebbe stato il professionista, secondo quanto ricostruito dal procuratore capo Vincenzo Antonio Lombardo "a garantire l'interessamento nei confronti di un magistrato della Suprema Corte". Nello specifico, la cosca aveva voluto una "pressione" su un magistrato, che non è stato identificato, in vista della decisione sull'ordinanza di carcerazione di un esponente di spicco del clan, Giovanni Abramo, condannato in primo e secondo grado perché ritenuto responsabile dell'omicidio di Antonio Dragone. Stranieri, scrivono i magistrati, “si occupava, pure in assenza di mandato difensivo, e con l’avvicinamento di soggetti gravitanti in ambienti giudiziari della Corte di Cassazione, anche remunerandoli, delle vicende giudiziarie di appartenenti alla cosca, in particolare al fine di ottenere decisioni giudiziarie favorevoli ad Giovanni Abramo, intraneo al sodalizio di cui è esponente di rilievo”. Lo Stranieri, inoltre metteva “a disposizione della cosca ed in particolare degli esponenti di vertice, con cui manteneva stretti contatti, le sue relazioni personali in ambienti ecclesiastici romani e in ordini di cavalierato e assicurando i rapporti dei vertici del sodalizio criminoso con tali ambienti, e attivando, quale soggetto che poteva contare sulla disponibilità e compiacenza di esponenti di rilievo di tali ambienti, i necessari contatti con esponenti di tali ambienti per risolvere i più impellenti problemi giudiziari degli affiliati e nello specifico per consentire l’avvicinamento del genero di Nicolino Grande Aracri, Giovanni Abramo, detenuto a Sulmona ad un carcere Calabrese e quindi più vicino alla zona di operatività del sodalizio, consentendo ai membri di vertice del sodalizio una più efficace correlazione con il soggetto detenuto, e con tali condotte agevolando le attività del sodalizio che risultava rafforzato nella sua capacità operativa, e nel conseguimento dei suoi scopi con un accresciuto senso di sicurezza e una maggiore manifestazione della capacità di intimidazione e condizionamento”.

VATICANO
Sul decreto di fermo catanzarese si legge anche che una “giornalista residente a Roma” faceva da tramite tra la famiglia Grande Aracri e il monsignor Maurizio Costantini, della Diocesi capitolina: la giornalista (Grazia Veloce)  aveva “la piena consapevolezza di agire in favore di un sodalizio criminale di tipo mafioso”, come si evince dalle intercettazioni telefoniche. E il suo ruolo “assume estremo rilievo in quanto, in ragione dei suoi rapporti con istituzioni massoniche e cavalierati vari, pure strettamente collegati con ambienti del Vaticano, presenta a Nicolino Grande Aracri ed ai suoi sodali Benedetto Stranieri quale avvocato capace di risolvere alcuni problemi giudiziari che riguardano in quel momento una delle posizioni di vertice della cosca e in particolare il genero dello stesso Nicolino Grande Aracri, Abramo Giovanni”, che era detenuto. E in suo “favore attiva tutti i suoi contatti in Vaticano per il suo trasferimento in altro Istituto carcerario”. I rapporti con il Vaticano, sono una delle strade che è stata intrapresa dalla cosca di Cutro per tentare di far trasferire Giovanni Abramo dal carcere di Sulmona a quello di Siano (Catanzaro) in modo da stare più vicino alla famiglia. Un tentativo che non riesce, ma che consente ai magistrati di verificare la capacità della consorteria di Cutro di infiltrarsi nel mondo ecclesiastico. Inoltre, proprio i magistrati, nel capo di imputazione contestato all’indagato Salvatore Scarpino, lo definiscono come “intermediario tra questi (il boss Nicolino Grande Aracri) e altri soggetti estranei all’associazione al fine di consentire l’avvicinamento a settori istituzionali anche per il tramite di ordini massonici e cavalierati”.

MASSONERIA
“La partecipazione ai tavoli di logge massoniche o associazioni di cavalieri era vista dalla cosca Grande Aracri come uno strumento di incontro con persone per bene che potevano tornare utili agli interessi della stessa cosca”. Lo ha detto il procuratore facente funzioni di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, subito dopo l’operazione “Kyterion II”, scattata nel gennaio 2016. Importanti, ancora una volta, si sono rivelate alcune intercettazioni in cui Nicolino Grande Aracri afferma : “E lì ci sono proprio sia ad alti livelli istituzionali e sia ad alti livelli di ’ndrangheta pure”. Ancora il boss rivela che “a Malta c’ho belle amicizie io… a Malta abbiamo fatto pure i Cavalieri Crociati”. Il suo interlocutore, pure lui massone, spiega che “ci hanno dato il tesserino, ci hanno dato l’investitura, ci hanno dato le spade, ci hanno dato il mantello, ci hanno dato tutto…”. E Grande Aracri risponde: “a me hanno sequestrato la spada… è una spada dei Templari”. L’arma in questione è stata in effetti sequestrata al boss durante una perquisizione nella sua abitazione a maggio del 2012.

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