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musaro de bernardodi Antonio Nicola Pezzuto
La ‘ndrangheta è un’organizzazione complessa ma unitaria, divisa in tre mandamenti e con articolazioni estese anche in regioni diverse dalla Calabria e in tutto il mondo.
La ‘ndrangheta è un’organizzazione dotata di un organo di vertice denominato Provincia a cui fanno capo tutte le locali di ‘ndrangheta del mondo.
Una struttura complessa e radicata in tutto il pianeta può funzionare solo se si fonda su regole comuni rispettate da tutti e se ha organi di vertice che la governano.
Il processo “Crimine” ha dimostrato l’esistenza di due organi di governo dell’associazione criminale: la Provincia e il Tribunale che costituiscono, rispettivamente, il potere esecutivo e il potere giudiziario.
La sentenza ha affermato che “la ‘ndrangheta è un’organizzazione unitaria praticamente da sempre” e che l’unitarietà si traduce in un comune senso di appartenenza alla medesima organizzazione. Tutte le locali di ‘ndrangheta del mondo devono essere riconosciute a Polsi, in occasione della festa della Madonna. Gli affiliati a questa organizzazione criminale osservano le stesse regole e gli stessi rituali, il cosiddetto “centralismo delle regole”, come lo definisce il GUP, nella sentenza di primo grado, l’8 marzo 2012.
Inizialmente la ‘ndrangheta aveva una struttura unitaria, ma non un organo di vertice. Quindi, appartenenza alla medesima organizzazione, riunione annuale a Polsi, rispetto delle medesime regole e dei medesimi rituali ma, in concreto, ciascuno era dominus assoluto sul proprio territorio (la c.d. locale).
Dopo la fine della seconda guerra di mafia, a partire dal 1991, si verifica un cambiamento di questo assetto. Questo mutamento verrà chiamato nella sentenza Armonia “processo evolutivo di tipo piramidale”.
Due eventi di dirompente novità fanno nascere la necessità di dotarsi di strutture di vertice: l’introduzione della Santa e la seconda guerra di mafia con più di settecento morti.
L’introduzione della Santa, cioè della Società Maggiore, comporta la creazione della struttura della “doppia compartimentazione” all’interno della locale e, di conseguenza, la possibilità di avere contatti con la politica, la massoneria, le istituzioni, la penetrazione nei mercati, il narcotraffico.
“La ‘ndrangheta, cioè, diventa una struttura molto più complessa rispetto al passato, perché si inizia a guardare oltre la logica degli affari interni al territorio di competenza di ciascuna cosca, e questo crea la necessità di creare un organo che governi tutto ciò che esula dall’attività della singola locale e un organo che faccia rispettare le regole e ne sanzioni le violazioni”.
L’esigenza di evitare altre guerre di mafia fa sorgere la “necessità di limitare l’autonomia della singola cosca” su determinate materie, cioè su tutto ciò che esula dalla singola locale o, meglio, su tutto ciò che può danneggiare le altre locali, come ha chiarito con straordinaria chiarezza il collaboratore Paolo Iannò nel corso dell’udienza del 17 maggio 2013.
“La ‘ndrangheta, quindi, nasce come organizzazione unitaria e orizzontale, ma con il tempo cambia e si dota di una struttura gerarchica; questo naturale “processo evolutivo di tipo piramidale” si rende necessario perché con il tempo la ’ndrangheta si modernizza e diventa più complessa: non è più una mera somma di locali sparse in tutto il mondo e legate esclusivamente da un comune senso di appartenenza alla medesima organizzazione e dal rispetto delle stesse regole e rituali; con la creazione della Santa la ‘ndrangheta si “sprovincializza”, ha contatti con ambienti che le consentono di realizzare nuovi e ben più remunerativi affari e tutto ciò fa sorgere la necessità di creare una struttura che limiti l’autonomia della singola locale per spostare verso l’alto il potere ed accrescere le potenzialità dell’intera organizzazione”.
La ‘ndrangheta, con il tempo, è diventata un’organizzazione sempre più complessa con articolazioni territoriali radicate in tutto il mondo, ma tutte facenti capo alla Calabria. Un’associazione criminale che si regge su un equilibrio modernissimo e difficile. Autonomia della singola locale (anche se fino ad un certo punto), sistema della “doppia compartimentazione” all’interno della locale, regole comuni per tutti, sanzioni per chi non rispetta le regole.
Alla nascita della “Società maggiore” segue la creazione del sistema della “doppia compartimentazione” all’interno della locale e di un organo, la Provincia, posizionato al vertice dell’organizzazione unitaria e del quale fanno parte esclusivamente personaggi dei tre mandamenti che ricoprono le doti apicali della “Società Maggiore”.
Un’organizzazione unitaria e transnazionale che dispone di decine di migliaia di affiliati in tutto il mondo come la ‘ndrangheta è retta da una specie di oligarchia, il cui potere deriva anche e soprattutto dalla conoscenza del fenomeno che pochi hanno.
Ci sono decine di  migliaia di affiliati (innanzitutto tutti quelli che hanno doti della Società Minore) che addirittura sono all’oscuro dell’esistenza della Provincia e tanti altri (quelli che appartengono alla Società Maggiore, ma non ricoprono posizioni di vertice) che ne hanno notizie vaghe e de relato.
In un’intercettazione del 10 ottobre 2009 Domenico Oppedisano e un altro soggetto non meglio identificato spiegano, con straordinaria lucidità, la regola secondo la quale il livello di conoscenza deve corrispondere alla dote detenuta e al ruolo ricoperto. Nella conversazione si faceva un chiaro riferimento al fatto che era necessario mantenere un certo “distacco” dagli affiliati di livello più basso (i c.d. “soldati”), i quali potevano sapere solo determinate notizie (“perché se a te…ti interessa quel soldato…devi tenerlo per soldato…e devi tenerlo sempre…con il dovuto distacco”), questo allo scopo di evitare che, collaborando con la giustizia o anche involontariamente (per esempio durante un colloquio intercettato in carcere), potessero svelare circostanze dannose per l’organizzazione (“un chiodo continuamente…ecco giusto, e allora, quante volte è successo?... Questo pentimento…sto coso…capita che dopo va…va a fare un mese in carcere là…e si è rivoltato…comincia a cantare stornelli praticamente…non era…non deve perdere la tradizione di famiglia”).
Questo costituisce uno straordinario punto di forza della ’ndrangheta. Per anni si è discusso della possibile esistenza di un organo di vertice sulla base di dichiarazioni non particolarmente precise rese da alcuni collaboratori di giustizia, come accaduto nel processo Olimpia, o di alcune intercettazioni, come nel processo Armonia.
“Si intuiva, cioè, l’esistenza di un organo di vertice che coordinava l’attività di tutte le locali, ma non si riusciva a dimostrarlo”, scrivono i Magistrati della Procura di Reggio Calabria.
Esemplare, in tal senso, l’omicidio di Carmelo Novella, personaggio di spicco della ‘ndrangheta in Lombardia, ucciso a San Vittorio Olona il 14 luglio 2008.
Si trattò di un omicidio “eccellente” autorizzato dalla Provincia, ma l’autore materiale di questo omicidio, Antonino Belnome, poi divenuto collaboratore di giustizia, pur ricoprendo un ruolo di rilievo nell’organizzazione criminale in quanto era capo-locale di Giussano e aveva una dote di alto livello della Società Maggiore, non sapeva che l’esecuzione del delitto era stata consentita dalla Provincia che aveva dato il suo benestare, in quanto il posto da lui occupato nella scala gerarchica della ‘ndrangheta non gli consentiva di essere a conoscenza di notizie di quel tipo.
Questa prerogativa della ‘ndrangheta che permette solo a poche persone di conoscere in maniera approfondita la sua struttura “in passato ha costituito un ostacolo a volte insormontabile nella ricostruzione della struttura dell’organizzazione”.
Nel processo Crimine, i Magistrati sono riusciti a superare questo ostacolo concentrando la loro attività investigativa su personaggi di elevato spessore criminale appartenenti a mandamenti diversi: Domenico Oppedisano (Mandamento Tirrenico), Giuseppe Pelle (Mandamento Jonico), Giuseppe Commisso (Mandamento Jonico) e Nicola Gattuso (Mandamento di Reggio Centro).
Questi quattro soggetti fanno parte della Provincia. Ciò significa che hanno un bagaglio conoscitivo di altissimo livello. Sono stati loro, durante le conversazioni intercettate, a fornire la prova di quello che fino a tre anni fa si poteva solo intuire ma che non era ancora stato provato.

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