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rifiuti tossici 2di AMDuemila
“Visto il rapporto di colleganza tra la nostra cosca (quella dei Rango-zingari) e quella degli italiani Adolfo D’Ambrosio ebbe ad informare me e Maurizio Rango che aveva in animo di iniziare una grossa e redditizia attività di interramento di rifiuti tossici. Egli ci disse al fine di passare la ‘novità’ a noi, che questa attività era da lui tenuta molto riservata attesa la pericolosità. Tuttavia egli doverosamente, atteso il collegamento tra i due gruppi, ci informò della cosa riferendoci che era coinvolto un personaggio del tirreno cosentino ma a me sconosciuto”. Sono queste le parole del collaboratore di giustizia Adolfo Foggetti, corresponsabile dell’uccisione di Luca Bruni, “reggente” dell’omonimo clan, ha riferito ai pm Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni, nel corso di un interrogatorio del febbraio 2015. Il verbale è ora finito agli atti di un processo istruito dalla Dda di Catanzaro nei confronti di presunti appartenenti alle cosche mafiose che operano a Cosenza e Rende. La Gazzetta del Sud, che ha riportato oggi la notizia, non ha aggiunto ulteriori particolari. Quel che è certo è che oltre a Foggetti c’è un altro pentito che aveva già parlato degli affari delle cosche in merito all’interramento di scorie radioattive in provincia di Cosenza. Si tratta di Mattia Pullizanò, ex trafficante di droga. Dichiarazioni che furono rilasciate alla Dda di Catanzaro nel 2014. “Ero appena uscito dal carcere - aveva detto - e lui (riferito ad un imprenditore) mi ha proposto il trattamento, da parte della mia cosca, di rifiuti tossici provenienti dal Nord Italia. L’oggetto dell’affare era quello di far arrivare rifiuti nella zona di Lattarico dove dovevano essere sepolti”.

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