di Aaron Pettinari
Aperto un fascicolo sull'intimidazione
L'episodio è grave quanto inquietante. Venerdì sera a Messina due uomini incappucciati hanno suonato al campanello dell'appartamento dove vive il figlio del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri. A raccontare il fatto è lo stesso giovane, che a Messina frequenta l'Università.
“Siamo della polizia. Aprite”, avrebbero detto i due soggetti. Il ragazzo non si è fidato poi, non vedendo arrivare nessuno, si è affacciato sul pianetottolo del suo appartamento ed ha notato due giovani con il passamontagna che scendevano di corsa le scale dal piano di sopra al suo.
Immediatamente si è barricato in casa ed ha dato l'allarme chiamando sia il padre, impiegato all'estero in un'indagine sulla 'Ndrangheta, e la polizia.
Secondo gli inquirenti, che hanno aperto un fascicolo per comprendere il significato del gesto, i due soggetti si erano introdotti nell'abitazione proprio nel tentativo di compiere un'intimidazione al procuratore aggiunto.
Gratteri è uno dei magistrati maggiormente esposti nella lotta alla criminalità organizzata calabrese con specifico riferimento al traffico di stupefacenti. Proprio su questo fronte Gratteri ha coordinato diverse inchieste che hanno portato all’arresto di narcotrafficanti ed al sequestro di ingenti quantità di cocaina provenienti dal centro America.
È di alcune settimane addietro l'arresto in Costarica di narcotrafficanti italiani ed è la prima volta che provvedimenti di cattura emesse dalla magistratura italiana vengono eseguiti dalle autorità del Costarica senza lungaggini e senza rogatorie. E non mancano anche inchieste sul fronte dei rapporti tra 'Ndrangheta e politica. Negli ultimi mesi è stato impegnato anche nella presidenza della commissione incaricata dal premier Matteo Renzi di apportare modifiche al codice penale. Adesso è in attesa che il Csm decida sulla sua domanda per ricoprire il ruolo di procuratore di Catanzaro o Milano.
Certo è che questa non è la prima volta che Gratteri finisce nel mirino della ‘Ndrangheta. Le inter- cettazioni e le dichiarazioni di molti collaboratori di giustizia hanno consentito di sventare attentati già programmati contro di lui. Adesso questo episodio a Messina, secondo gli investigatori, potrebbe essere un nuovo tentativo di colpire il magistrato aggredendo il figlio. Per la polizia, che ha eseguito i primi accertamenti, l'azione sarebbe stata studiata in ogni minimo particolare.
Al procuratore aggiunto Nicola Gratteri va il sostegno e la solidarietà da parte di tutta la redazione di ANTIMAFIADuemila.
Foto © Dayana Chiocca