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di AMDuemila - 20 febbraio 2015
25 milioni di euro tra case, terreni, autovetture e un’impresa edilizia
La Dia di Reggio Calabria ha confiscato beni per un valore di 25 milioni di euro nei confronti dell'imprenditore Giuseppe Malara, 60enne originario di Reggio Calabria attivo nel settore edilizio.
Malara nel 2007, insieme ad altri 37 soggetti, era stato arrestato nell’ambito dell’Operazione “Gebbione”, le cui indagini avevano permesso di svelare le infiltrazioni mafiose dei fratelli Labate in attività imprenditoriali della zona sud di Reggio Calabria (quartieri di Sbarre e Gebbione), gestite attraverso estorsioni: “mazzette” e fornitura di beni e servizi da parte di imprese controllate dagli associati, ma anche attraverso la protezione di imprenditori collusi tra i quali figurava, appunto, Malara.
Al tempo la vicenda giudiziaria si era conclusa, per l’imprenditore, con l’assoluzione. Ora il Tribunale che ha emesso la confisca affermando che: “E’ vero che il Malara Giuseppe, nel citato procedimento penale, è stato assolto dall’imputazione contestata, e tuttavia stante l’autonomia del giudizio penale di condanna rispetto a quello di prevenzione lumeggiata in premessa, ritiene il Collegio che residuino in linea di fatto indizi di una sua contiguità e cooperazione con il sodalizio capeggiato dai fratelli Labate operante nella zona sud della città di Reggio Calabria”.
Dalle indagini il ruolo di Malara sarebbe quello di “imprenditore colluso …omissis.. che entra in rapporto sinallagmatico con l’associazione mafiosa tale da produrre vantaggi per entrambi i contraenti, consistenti, per l’imprenditore nell’imporsi nel territorio in posizione dominante e per il sodalizio criminoso nell’ottenere risorse, servizi o utilità.”


L’attività di confisca è il risultato di una articolata attività di indagine patrimoniale, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e svolta dal Centro Operativo di Reggio Calabria. Le investigazioni si sono concentrate sulle modalità di acquisizione del patrimonio societario e personale dell'imprenditore che, negli ultimi anni, ha incrementato notevolmente la sua attività. Gli accertamenti hanno evidenziato l’evidente sproporzione tra gli investimenti effettuati sin dalla fine degli anni '70 rispetto a quanto effettivamente dichiarato. L’organo giudicante ha rilevato che: “si può affermare – con ragionevole certezza - che per il periodo in rassegna (1978/2011) il nucleo familiare del Malara abbia vissuto al di sopra delle proprie possibilità economiche accumulando, correlativamente, un patrimonio illecito se riferito alle entrate ufficiali”. Ora all’imprenditore è stato imposto l‘obbligo di soggiorno per tre anni.

I beni confiscati
- una ditta individuale con sede a Reggio Calabria, operante nel settore edilizio;
- 73 immobili, tra appartamenti, villette a schiera, cantine, garages e terreni in parte adibiti ad uso personale ed in parte ad uso aziendale siti a Reggio Calabria;
- tre autovetture;
- disponibilità finanziarie aziendali e personali, ammontanti a circa 500 mila euro.

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