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carminati-massimo-2di AMDuemila - 10 gennaio 2015
L'ex militante dei Nar, Massimo Carminati, "è da anni in affari con il clan Mancuso di Limbadi". Così si legge nelle motivazioni del tribunale del riesame di Roma, che ha confermato l'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip nei confronti di Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, i due calabresi di Gioia Tauro finiti in carcere il 9 dicembre scorso per associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta su Mafia Capitale, che ha svelato l'esistenza dell'associazione criminale capeggiata da Carminati. Un passo dell'informativa dei carabinieri del Ros attribuisce infatti all'ex appartenente alla Banda della Magliana un ruolo decisivo nella costituzione della 'Santo Stefano - onlus', destinata a gestire l'appalto per la pulizia del mercato Esquilino, "a conferma del rapporto tra l'associazione mafiosa romana e il clan Mancuso che aveva già portato a proficui affari in Calabria".

Rotolo e Ruggiero, "soggetti pericolosi per la collettività e da sempre gravitanti nell'ambito di organizzazioni criminali organizzate", sono stati confermati dal tribunale come il tramite tra il clan 'ndranghetista e Salvatore Buzzi, imprenditore braccio destro di Carminati e presidente della Cooperativa '29 giugno'. "Nella veste di referenti della cosca Piromalli - si legge nelle motivazioni - risultano essere stati accreditati, su richiesta di Buzzi presso la famiglia Mancuso, la quale indica come proprio referente per le attività a Roma l'imprenditore Giovanni Campennì". Secondo quanto emergerebbe da diverse intercettazioni telefoniche e ambientali, prosegue il documento di oltre 40 pagine, "L'accordo per i nuovi affari nella Capitale dell'associazione calabrese legata ai Mancuso è stato esplicitamente approvato da Carminati". Secondo il collegio giudicante, presieduto da Bruno Azzolini, Rotolo e Ruggiero sarebbero l'anello di congiunzione tra il clan 'ndranghetista dei Mancuso di Limbadi e l'organizzazione della capitale. "Sin dagli anni '90 - scrive il tribunale parlando di Ruggiero - aveva frequentazioni con elementi di spicco della 'ndrangheta calabrese e, in particolare, con Girolamo Molè detto 'U Gangiu', già coinvolto in vari procedimenti per droga e associazione mafiosa, mentre Rotolo "risulta strettamente collegato, e non solo per ragioni di parentela, con il clan Piromalli". Per il riesame, "entrambi gli indagati, una volta trasferitisi a Roma, non hanno evidentemente perduto i contatti con la criminalità organizzata calabrese tanto da avere accettato l'incarico da parte di Buzzi di prendere contatto con la cosca Mancuso di Limbadi". I due, secondo i magistrati romani, non solo dispongono di armi ma hanno anche "assunto il crimine come scelta di vita dimostrando una pervicace determinazione nel delinquere".

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