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trimarchi-giuseppedi Francesca Mondin - 18 agosto 2014
Un triste fatto quello accaduto alcuni giorni fa a scapito dell’attivista antidrangheta Giuseppe Trimarchi (in foto), autore di "Calabria Ribelle", che durante la “Festa del Pane” a Canolo, paese di origine del ragazzo, sarebbe stato aggredito e intimidito ad abbandonare la festa. Sull’accaduto gli investigatori ora faranno chiarezza ma è innegabile che la vicenda lascia, in ogni caso, perplessi e amareggiati. Giuseppe si trovava in compagnia di alcuni amici, al termine della festa organizzata, quando anche le forze dell’ordine erano andate via, come da tradizione si è formata la classica “Ruota” dove la gente che vuole continuare a festeggiare balla la Tarantella. 
Ed è in questo contesto che è avvenuto il fatto: Un individuo si sarebbe avvicinato al ragazzo e insistentemente lo avrebbe invitato più volte a ballare, dopo il terzo rifiuto il soggetto avrebbe preso di peso Giuseppe, spingendolo al centro della ruota di ballo e avrebbe cercato di costringerlo a ballare, dicendogli, sembrerebbe, in dialetto, una frase di questo tipo: “Tu non vuoi ballare perché ci hai detto che noi siamo la lista dell’Ndrangheta … tu o sei della cultura  o non sei della cultura, se sei della cultura devi ballare, se non vuoi ballare vattene a casa”.

Invitandolo così, in tono minaccioso ad andarsene ed abbandonare la piazza. In tutta risposta Giuseppe, ritornato a sedere, avrebbe voluto rimanere fino alla fine della ruota. La situazione si è poi sedata quando alcuni individui hanno placcato l’uomo per evitare che si arrivasse ad un'aggressione fisica, ma la gente del paese si è ben guardata dall’avvicinarsi a Giuseppe per prendere una posizione di difesa e sostegno nei suoi confronti. 
Un fatto che agli occhi di alcuni potrebbe apparire banale o di non troppa importanza ma che agli occhi di chi ha vissuto e vive in paesi che convivono quotidianamente con la mafia appare come un atto da non sottovalutare. Canolo è un paesino di poco più di 700 abitanti, situato nell’entroterra dell’Aspromonte reggiano in una zona ad alta densità mafiosa, per anni sotto il controllo del clan dei D’Agostino; una delle ‘ndrine più note del gotha mafioso calabrese (vedi Operazione “Saggezza” e “Crimine”) 
E’ risaputo come le mafie da sempre assorbano e adattino alle proprie tradizioni e valori la cultura e la tradizione del luogo in cui vivono, per questo in paesi come Canolo, dove la ‘Ndrangheta non è un fenomeno sconosciuto, uno sguardo, una frase, un saluto, una stretta di mano, un invito possono voler dire molte cose. 
La Tarantella - spiega Cristina Riso dell’Arci Reggio Calabria e attivista di Stopndrangheta.it, presente con Giuseppe la sera dell’accaduto - è un ballo controverso in alcune situazioni, perché c’è una figura particolare, il maestro di ballo, un soggetto che guida le danze e che storicamente aveva il compito di agire nelle dinamiche di paese, una figura che sembra essere contorniata da una certa autorità. Quella sera il soggetto che ha aggredito Giuseppe ha cacciato il maestro di ballo sostituendosi a lui, diciamo che potrebbe essere stata un’aggressione con una certa portata simbolica, io credo che questo signore ha voluto lanciare un messaggio di fronte a tutto il paese, quale fosse il messaggio preciso forse non lo sappiamo, abbiamo bisogno di più elementi, ma che lo abbia lanciato è più che plausibile”. 
La cosa però, che più amareggia e preoccupa è l’isolamento che la gente di Canolo ha creato attorno ad un loro compaesano (Giuseppe è originario di Canolo anche se ora abita poco distante per lavoro, ndr) quella sera, nella migliore delle ipotesi si può parlare di indifferenza e nella peggiore di omertà, paura o rifiuto di schierarsi dalla parte di un ragazzo da sempre impegnato a riscattare la propria terra martoriata dalle mafie.
“La cosa che ha spinto noi associazioni a mettere giù il comunicato stampa in suo sostegno - spiega infatti Cristina - è stato il  fatto che Giuseppe è stato abbandonato, quella sera stessa del  paese nessuno si è avvicinato tranne un suo amico d’infanzia, per dargli sostegno, Giuseppe - continua Cristina - era spaventato dalla non reazione della gente, da questo isolamento in cui si è trovato quella stessa sera”.
 C’è da dire però che non sono mancate fortunatamente le voci di sostegno e solidarietà delle molte associazioni, enti e personaggi politici del luogo che si sono alzate per stringersi attorno a Giuseppe e condannare il grave fatto. “Quanto accaduto la sera del 10 agosto durante la “Festa del pane” è l’ennesimo atto di una strategia intimidatoria contro chi lotta per un’alternativa concreta. - afferma una nota diffusa da Stopndrangheta.it, Arci Comitato Territoriale RC, DaSUD, Libera Locride, Calabria Solidale, Libera Piana, Recosol Calabria, Associazione Don Milani Gioiosa Jonica, Gianluca Congiusta onlus, Osservatorio sulla ndrangheta di Reggio Calabria, Collettivo Nuvola Rossa Villa San Giovanni, Libera Reggio Calabria, Libera Calabria - C’eravamo anche noi mentre Giuseppe veniva accusato per le sue scelte, mentre gli veniva contestato minacciosamente di avere scritto parole sbagliate. Non lo abbiamo lasciato solo nella Piazza di Canolo, a manifestare il diritto di partecipare alla vita del paese. Siamo stati al suo fianco e continueremo a farlo. Perché siamo tutti noi ad essere stati minacciati per aver rifiutato un certo modello culturale, per aver deciso di parlare, di raccontare, di denunciare. Siamo convinti che le feste di paese siano di tutti e non di chi le ha finanziate. Crediamo che la vita politica e culturale di un luogo appartenga a chi lo vive e non a chi lo gestisce. Siamo convinti che ballare la tarantella sia un momento di gioia collettiva, di tradizione, ma soprattutto di libertà. Giuseppe è da sempre tra noi e con noi, le sue scelte sono le nostre, e quel territorio è terra che appartiene ad ognuno di noi. È questa la nostra cultura: vogliamo una Calabria libera e consapevole e non smetteremo di lottare neanche di fronte alle minacce”.

La redazione ANTIMAFIADuemila esprime totale solidarietà e sostegno al collega e attivista Giuseppe Trimarchi sperando che venga fatta chiarezza il prima possibile sul vile atto subito.

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