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papa-francesco-calabriaAnatema del Pontefice a Cassano allo Jonio: “La 'Ndrangheta adora i soldi e disprezza il bene”
di Aaron Pettinari - 22 giugno 2014
“Papa Francesco sta facendo innervosire la mafia finanziaria […]. Se i boss potessero fargli uno sgambetto, non esiterebbero. E di certo ci stanno già riflettendo”, affermava il magistrato Nicola Gratteri nel novembre dell’anno scorso. Nei giorni scorsi, intervenendo a Trame.4, festival dei libri sulle mafie, in corso a Lamezia Terme, ha ribadito che “Il rischio c'è soprattutto quando in modo sistematico si porta avanti un progetto per deviare il corso di un fiume. Così come rischia il magistrato, non quando arresta cinquanta persone perché questo è fisiologico, ma quando in modo sistematico non molla per vent'anni”. E se negli ultimi tempi le parole del Pontefice nei confronti dello Ior e dell'organizzazione interna del Vaticano sembrano essersi “ammorbidite” (forse anche a causa del “gioco di potere”, così come lo definisce Gratteri ndr) dall'altra ci sono le durissime parole, espresse ieri a Cassano allo Jonio.
Un vero e proprio anatema durante l'omelia della Messa celebrata sulla Piana di Sibari.

“La Chiesa deve dire di no alla ‘Ndrangheta. I mafiosi sono scomunicati”, ha ammonito duramente il Papa parlando a braccio.
“Quando non si adora il Signore – ha affermato con forza Bergoglio – si diventa adoratori del male, come lo sono coloro i quali vivono di malaffare e di violenza e la vostra terra, tanto bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato. La ‘Ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato. Bisogna dirgli di no. La Chiesa, che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Ce lo domandano i nostri giovani, bisognosi di speranza. Per poter rispondere a queste esigenze, la fede ci può aiutare”. Non solo. Di fronte a 250mila fedeli ha chiesto loro di “rinunciare agli idoli del denaro, della vanità, dell’orgoglio e del potere” e “al male in tutte le sue forme”. E ai giovani ha urlato: “Non lasciatevi rubare la speranza! Opponetevi al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza del bene, del vero e del bello”.
Altro momento importante è stato l'incontro con i familiari del piccolo Cocò Campolongo: “Mai più – ha detto loro Bergoglio – succeda che un bambino debba sopportare queste sofferenze”.
Il Santo Padre ha anche incontrato duecento detenuti del carcere di Castrovillari ai quali ha chiesto: “Pregate per me perché anche io faccio i miei sbagli e devo fare penitenza”.

Foto in alto © Repubblica.it

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