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fiamme-gialle0Tra gli indagati anche un senatore del Pdl
di AMDuemila – 26 luglio 2013
Sono sessantacinque gli arrestati a Lamezia Terme durante una vasta operazione antimafia compiuta della squadra mobile della polizia di Catanzaro e delle Fiamme gialle. Un vero e prorio “terremoto” dopo che nel corso degli ultimi anni il consiglio comunale è stato sciolto per ben due volte per mafia.
Nel mirino dell'inchiesta denominata “Perseo”, coordinata da Giuseppe Borrelli, procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro, sono finiti politici, imprenditori, avvocati, medici e appartenenti alla polizia penitenziaria. I reati contestati vanno dall'associazione mafiosa agli omicidi compiuti durante la sanguinosa guerra tra clan che si è consumata tra 2005 e 2011.
Ai fini delle indagini importanti sono stati i contributi dei pentiti tra cui Giuseppe Giampà, figlio del carismatico Francesco, detto “U professuri”, i quali hanno tracciato le linee di comportamento di personaggi molto noti in città che hanno intrecciato rapporti con i boss locali.

In particolare ad essere colpita è stata la cosca Giampà. Le indagini hanno dimostrato come la famiglia 'ndranghetista, per finanziare gli acquisti di armi e stupefacenti, nonché per garantire il pagamento degli stipendi agli affiliati, aveva creato un vorticoso sistema di truffe assicurative, avvalendosi della collaborazione di un gruppo composto da assicuratori, periti, carrozzieri, medici e avvocati. Nelle casse della cosca, ogni anno, arrivavano così milioni di euro.
Inoltre sono state registrati diversi espisodi di estorsione a danno di attività imprenditoriali e commerciali e tra i provvedimenti compouti dalla Guardia di Finanza di Lamezia c'è stato anche il sequestro di beni per 1 milione e 200mila euro.
Tra gli indagati in libertà risulta anche il senatore del Pdl Piero Aiello, per cui la Dda aveva chiesto l’arresto ma la richiesta è stata rigettata dal gip. Aiello, 57 anni, medico di Catanzaro, eletto al Senato nelle elezioni politiche del febbraio scorso, in precedenza era stato assessore sia alla sanità che all’Urbanistica nella Giunta regionale di centrodestra.
Secondo i magistrati Aiello avrebbe partecipato ad almeno due incontri, tenutesi presso lo studio legale dell’avvocato Giovanni Scaramozzino, detto “Chicco”. Assieme a lui i poliziotti hanno registrato e filmato la presenza di Giuseppe Giampà e Saverio Cappello, oggi entrambi collaboratori di giustizia. Aiello e Scaramozzino (arrestato nell’operazione odierna), avrebbero promesso ai due capi clan “utilità economiche in cambio di voti”. “In particolare – scrivono i magistrati – Pietro Aiello avrebbe promesso ai due esponenti delle cosche lametine, un intervento per le loro ditte per l’aggiudicazione di appalti per forniture e servizi all’interno delle strutture pubbliche”.
Oltre a lui ad essere colpito dal provvedimento è anche l’ex consigliere provinciale e attuale vice presidente della Sacal, la società di gestione dell’aeroporto lametino, Gianpaolo Bevilacqua (sempre del Pdl ndr). A Bevilacqua sono contestati i reati di concorso esterno in associazione mafiosa e di estorsione. In particolare oltre alla connivenza con la cosca Giampà lo stesso avrebbe estorto ad un commerciante di abbigliamento sportivo alcune tute da recapitare a detenuti del clan.
Secondo gli inquirenti “forniva un consapevole e volontario contributo di natura materiale e morale per conservare o rafforzare le capacità operative dell’associazione, contribuendo al programma criminoso della stessa”. Anche Bevilacuqa “poneva in essere in più occasioni la promessa e il suo impegno politico di attivarsi, una volta eletto, a favore dei membri della cosca di ‘ndrangheta dei Giampà e Notarianni per l’assegnazione di appalti o posti di lavoro in cambio del costante impegno elettorale”.
Ad essere accusato di voto di scambio anche uno degli avvocati sotto indagine perché avrebbe finanziato la cosca Giampà attraverso un suo autorevole referente per ottenere voti alle elezioni amministrative del Comune di Lamezia del 2010.
L’inchiesta poi ha fatto emergere anche una serie di truffe alle assicurazioni. Per questo le manette sono scattate nei confronti del medico Carlo Curcio Petronio, che avrebbe fornito certificati falsi per sinistri inesistenti e per l’avvocato Giuseppe Lucchino, nel 2010 candidato alle comunali ma non eletto nonostante i 208 voti di preferenza e i 15 mila euro che sarebbero stati offerti a Enzo Giampà, esponente del clan.

ANTIMAFIADuemila
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