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pesce-giuseppe-webdi Miriam Cuccu - 16 maggio 2013
Giuseppe Pesce, reggente dell'omonima cosca 'ndranghetista, si è consegnato ai carabinieri dopo tre anni di latitanza. “Basta, sono stanco di scappare, meglio finirla qui” ha detto il boss della storica famiglia di Piane di Rosarno quando si è presentato insieme ai suoi legali Gregorio Cacciola e Benito Infantino.
A spingerlo a concludere la propria latitanza potrebbe essere stato l'arresto della moglie 24enne, Ilenia Bellocco, scattato il 6 maggio scorso su richiesta della Dda di Reggio Calabria per associazione mafiosa. La donna, originaria di Cinquefondi, è finita agli arresti domiciliari in quanto avrebbe tenuto i contatti con il marito latitante attraverso un uomo di fiducia dei Pesce, Domenico Sibio. In particolare Sibio, accusato di partecipazione alla cosca mafiosa Pesce e tuttora in libertà, ha svolto diverse funzioni di supporto logistico e di tutela del latitante Giuseppe Pesce, succeduto alla reggenza della cosca dopo il fratello Francesco. L'uomo avrebbe inoltre provveduto a recapitare gli ordini del capomafia agli altri esponenti della cosca, nonché ad occuparsi del mantenimento delle famiglie degli affiliati detenuti attraverso una raccolta di somme di denaro provenienti da attività illecite. Il tutto, debitamente ripartito, finiva nelle mani della moglie Ilenia Bellocco, e di Maria Stanganelli e Mariagrazia Pesce (rispettivamente moglie e sorella di Francesco Pesce). Un'ulteriore conferma del fondamentale ruolo svolto dalle donne di 'Ndrangheta, che da detentrici dei segreti di famiglia, sono passate a svolgere un ruolo molto più dinamico in seguito alla detenzione di figli, mariti, fratelli.

Giuseppe Pesce, 33enne, ha una condanna di 16 anni per associazione mafiosa in qualità di organizzatore, capo e promotore, emessa il 3 maggio scorso dal Tribunale di Palmi nel processo contro la 'ndrina denominato 'All Inside'. La sentenza ha compreso 42 condanne, tra cui le più alte sono per Antonio Pesce (28 anni) e Salvatore Pesce (27 anni e 7 mesi) padre della pentita Giuseppina.
Un nuovo colpo per la cosca Pesce, il cui potere criminale inizia ad incrinarsi a partire dalla scelta di Giuseppina, nipote del boss Antonino, di collaborare con la giustizia. La Pesce ricostruisce le varie attività della famiglia, dal calcio agli autotrasporti, all'estorsione, agli appalti pubblici, rivelando una cosca capace di estendersi a macchia d'olio nei vari traffici e interessi, vigilando su Rosarno con i Bellocco, tessendo alleanze con i Piromalli di Gioia Tauro. Una famiglia che non ha mai trascurato l'influenza sulla politica locale così come il consenso, indispensabile per le organizzazioni mafiose.
La cosca era stata in seguito colpita da nuovi arresti, tra cui 7 ad aprile 2012 (comprese 3 donne), mentre a luglio dello stesso anno è stato bloccato dai carabinieri di Reggio Calabria e Catanzaro Domenico Arena, uno dei capi della 'ndrina. A febbraio scorso un altro boss, Domenico Leotta, viene catturato dalla Mobile di Reggio Calabria. Già da qualche mese i carabinieri di Rosarno esercitavano una forte pressione nella zona proprio per arrivare all'ultimo boss Pesce, che si è infine consegnato spontaneamente.

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