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garofalo-lea-webdi Lara Borsoi - 21 novembre 2012
Ennesimo colpo di scena nella terribile vicenda che ha scosso la Lombardia e l’Italia intera.
Sono stati ritrovati nella desolazione di un campo della Brianza i resti di un corpo carbonizzato probabilmente riconducibili alla collaboratrice di giustizia Lea Garofalo, scomparsa oramai 3 anni fa.
Le tracce della trentacinquenne si erano perse nella notte tra il 24 e 25 novembre 2009 a Milano. Dalle prime informazioni i resti e qualche oggetto personale sarebbero al vaglio della scientifica per l’esame del Dna che ne potrebbe confermare l’identità.

La storia di questa collaboratrice di giustizia che ha fatto parlare di sé, purtroppo, più da morta che da viva risale al novembre del 2009 quando la figlia Denise e l’ex compagno Carlo Cosco sono entrati in un commissariato per denunciarne la scomparsa. E da quel giorno le pagine di cronaca nera hanno iniziato a dipingersi di ‘ndrangheta.
Lea Garofalo nasce a Petilia Policastro e la sua infanzia è simile a quella di Rita Atria. Ad entrambe infatti uccidono il padre e il fratello. Entrambe vivono con il puzzo della malavita sotto il naso, lo vedono e lo sentono.
La giovane Garofalo si innamora ancora giovanissima, di Carlo Cosco. Uomo che la renderà prima madre, poi martire e sino ad oggi, la prima scomparsa per lupara bianca di ‘ndrangheta. Gran parte della macabra storia si svolge a Milano, città che la giovane coppia raggiunge in cerca di lavoro. Qui il Cosco trova sia il lavoro pulito ma anche il lavoro sporco, tanto da compromettere il rapporto con La Garofalo a causa delle persone poco raccomandabili che frequenta. La giovane madre capisce tutto, intuisce le conseguenze terribili per se’ e per la piccola Denise tanto da convincersi a collaborare con la giustizia. E da quel momento la sua esistenza non può più ritenersi tale. Dal 2002 dopo aver raccontato agli inquirenti fatti e aneddoti tra i quali un omicidio e il traffico di droga che vedono coinvolto il Cosco, la donna entra nel programma di protezione. Nel 2006 le sue dichiarazioni vengono dichiarate inutili al fine delle indagini, il servizio di protezione viene annullato e Lea con la piccola Denise ritorna a Petilia Policastro. Da quel momento il Cosco cerca di avvicinare la donna in tutti i modi, finché riesce a convincerla. E’ la sera del 24 novembre 2009. L’appuntamento è a Milano, Corso Sempione all’Arco della Pace. Denise accompagna la mamma all’appuntamento con il padre e poi se ne va. I due rimangono soli. Poco dopo ore ricompare solo il Cosco ignaro della sorte della ex compagna. A parlare per lui di quel che è successo in quel lasso di tempo ci hanno pensato le diverse indagini che lo scorso marzo hanno portato all’ergastolo Carlo Cosco, Vito Sergio Cosco, Giuseppe Cosco, Rosario Curcio, Massimo Sabatino e Carmine Venturino. Tutti accusati di sequestro di persona, omicidio e distruzione di cadavere.

Ed è stata proprio la mancanza del “corpo del reato” a infondere il dubbio sulla reale morte della donna. Ma durante la requisitoria avvenuta a marzo scorso, il pm Marcello Tatangelo aveva sostenuto che: “quando manca il corpo in un processo per omicidio, il dubbio che sia stato commesso un omicidio c'è”. “Ma il dubbio dev'essere ragionevole e in questo caso è stata fatta un'indagine estremamente rigorosa”.
Ma nonostante tutto la Corte d’assise di Milano è stata irremovibile nella sentenza di primo grado contro i 6 imputati e le indagini anziché fermarsi sono proseguite. Ora, dopo il ritrovamento di questi frammenti il pensiero va sempre alla giovane Denise, protagonista dietro le quinte di un pezzo di vita e di storia da ricordare a tutti affinché ciò possa non accadere più.

In foto: Lea Garofalo

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