cacciola-giuseppe-webAccusato di aver istigato la sorella, Maria Concetta Cacciola al suicidio
di Lara Borsoi - 25 aprile 2012
Giuseppe Cacciola è stato arrestato di Carabinieri a Paderno Dugnano (Milano) all'uscita di un centro commerciale. Dal febbraio scorso viveva da latitante dopo l'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti, emessa dal gip di Palmi, Flavio Accurso su richiesta del Procuratore della Repubblica Giuseppe Creazzo e del pm Giulia Masci.

Nell'ingiunzione l'accusa è gravissima: aver indotto al suicidio la sorella Maria Concetta Cacciola testimone di giustizia.
“Un arresto molto importante perchè chiude il cerchio sulle persone accusate di avere maltrattato Maria Concetta Cacciola al punto da determinarne il suicidio. Ai carabinieri, dunque  vanno i miei complimenti”. Queste le parole del Procuratore Creazzo.
Maria Concetta Cacciola è morta a 31 anni in un modo orrendo: ingerendo acido muriatico. La sua è stata una vita scandita dai doveri impartiti dal codice d'onore dalla 'ndrangheta. Un matrimonio da giovanissima e ben presto tre figli da gestire. Poi il marito, Salvatore Figliuzzi è stato arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso e da quel momento sono iniziati i veri problemi per la giovane. Le ristrettezze che le sono state imposte dalla famiglia dopo l'arresto del marito le impediscono di vivere una vita normale anzi, vive addirittura sempre sotto controllo. Niente amici, niente uscite, niente divertimento.
Una voce però corre tra le vie del paese. É stato insinuato che la giovane sia riuscita a stringere un amicizia troppo stretta con un uomo. Ma le voci sono sempre state valutate un grande pericolo per le cosche. Addirittura sono state recapitate delle lettere anonime nel giugno 2010 e da quel momento non le è stato più concesso di uscire da casa. Una linea molto dura imposta anche a suon di botte.
Ma a maggio 2011 la donna è stata chiamata alla caserma dell'Arma di Rosarno per rimediare ad un problema del figlio maggiore, Alfonso.
Ed è stato proprio in quel momento che la donna ha iniziato a testimoniare. Finalmente libera e in un luogo sicuro ha confidato agli inquirenti tutto ciò di cui è ara a conoscenza. E le sue dichiarazioni sono sfociare nell'Operazione della Dda “Califfo” che hanno condotto in carcere undici persone.
Ovviamente alla madre coraggio è stato imposto il servizio di protezione che ben presto si trasformerà nella sua prigione. La lontananza dai figli è lacerante. Ha cercato di proteggerli scrivendo anche all'anziana madre: “Ti affido i miei figli. Ti supplico non fare con loro l’errore che hai fatto con me: dagli i suoi spazi, se li chiudi è facile sbagliare”. Poche parole che però hanno lasciano intravedere i contorni di una vita molto difficile.
Una donna preoccupata, impaurita dalle eventuali ripercussione che possono ripercuotersi sui figli. Non è riuscita a resistere e dalle varie località in cui si trovava, chiamava a casa per parlare con la madre, con i figli e con il tempo è riuscita a ricucire quel malato rapporto con la famiglia che poi l'ha portata ad abbandonare il programma di protezione.
Concetta è stata riportata a Rosarno nell'agosto 2011 e pochi giorni dopo ha voluto incidere un nastro e scrivere una lettera. Parole, un fiume di parole per ritrattare le precedenti dichiarazioni. Poi il 20 è stato portata d'urgenza in ospedale, dove morirà, a causa dell'acido muriatico ingerito.
E certamente non è stato un atto volontario. A spingere la donna alla disperazione sono state le pressioni psicologiche, le violenze, le ristrettezze. Infatti la Procura di Palmi, due mesi fa, con l'accusa di maltrattamento, violenza e manacce arresta la madre e il padre di Concetta, Anna Rosalba Lazzaro e Michele Giuseppe Cacciola.

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