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belsito-francesco-webdi Monica Centofante - 4 aprile 2012
Stavano indagando sulle attività di Romolo Girardelli, faccendiere vicino ad ambienti di vertice della ‘Ndrangheta, quando sono incappati in Francesco Belsito: il tesoriere della Lega Nord che si è dimesso ieri dopo le accuse di riciclaggio, appropriazione indebita e truffa aggravata ai danni dello Stato.
E’ il filone reggino dell’inchiesta condotta dalle procure di Milano e Napoli, che indagano sulla gestione opaca dei soldi della Lega e che dall’alba di ieri mattina hanno dato il via a decine di perquisizioni.

A Milano, a seguire  le indagini sono il procuratore aggiunto Allfredo Robledo e i sostituti Paolo Filippini e Roberto Pellicano; a Napoli Henry John Woodcock e i colleghi Vincenzo Piscitelli e Francesco Curcio; a Reggio il pm Giuseppe Lombardo che si è imbattuto nel dirigente del Carroccio quando gli uomini della Dia, impegnati in una inchiesta sul riciclaggio dei patrimoni del potente clan De Stefano, hanno individuato i suoi rapporti con Girardelli. Che per gli amici è “l’Ammiraglio”, genovese di 53 anni già finito sotto inchiesta nel 2002 con Paolo Martino e Antonio Vittorio Canale, “soggetti al vertice” della stessa cosca De Stefano.
L’accusa era di associazione a delinquere di stampo mafioso “per aver messo a disposizione del clan le proprie competenze finalizzate — oltre che a fornire supporto logistico alla latitanza di Salvatore Fazzalari, esponente di spicco della 'ndrangheta calabrese attraverso la messa a disposizione di somme di denaro — alla negoziazione, allo sconto ovvero alla monetizzazione di ‘strumenti finanziari atipici’ di illecita provenienza”. Un procacciatore d’affari, come lo descrivono gli investigatori, che avrebbe svolto lo stesso ruolo con Francesco Belsito, in contatto con lui da almeno dieci anni fino a diventare suo socio di fatto, tramite il figlio di Belsito, nella “Effebimmobiliare” di Genova, agenzia di mediazioni nel settore immobiliare e commerciale e di consulenza e amministrazione di stabili.
Insieme, tesoriere e Ammiraglio, avrebbero fatto affari milionari grazie a giri di soldi e fatture false. Come nel caso della Siram che acquista servizi per circa 8 milioni dalla Polare del gruppo di Stefano Bonet (Girardelli è responsabile della sede genovese), che a sua volta è in affari con la Marco Polo, sempre di Bonet, da cui compra consulenze del valore di 7 milioni per poi restituire la cifra alla Siram. Un’anomala triangolazione che ha attirato l’attenzione dei magistrati reggini, secondo i quali nei diversi passaggi Belsito e Girardelli avrebbero intascato centinaia di migliaia di euro. Cosa che si sarebbe ripetuta con le società Siram, Polare e Fintecno.
“L'ufficio genovese della Polare Scart e affidato a Girardelli – sottolineano ancora - è stato aperto al fine di sfruttare l'operatività del gruppo riconducibile a Belsito per accaparrarsi commesse da parte delle più grandi realtà societarie genovesi, in particolare Fincantieri — del quale Belsito era consigliere di amministrazione — e Grandi Navi Veloci”. E “ampiamente accertata appare la presenza di un gruppo di soggetti, variamente inseriti in contesti imprenditoriali, professionali e istituzionali … dipendenti o collegati alla figura di Girardelli”. Tra questi anche Bruno Manfrici, avvocato calabrese con studio a Milano, uno dei soggetti che avrebbe condotto gli investigatori a Belsito.
“Sostanzialmente certa – scrivono ancora i magistrati è quindi - l'esistenza e l'operatività di un gruppo di soggetti protagonisti di un complesso sistema di ‘esterovestizione’ e di ‘filtrazione’, e quindi di riciclaggio o reimpiego, di capitali di provenienza illecita, almeno in parte verosimilmente riconducibili alle attività criminali poste in essere dalla cosca De Stefano a cui il Girardelli risulta collegato sulla base di pregressi accertamenti”.

Per evidenziare il legame tra Girardelli e Belsito gli inquirenti si sono avvalsi di una serie di intercettazioni. Tra queste, un litigio del 23 dicembre scorso tra gli stessi Belsito e Girardelli che discutono di orologi non divisi e “quote del Sol Levante” (stabilimento balneare di Lavagna), mettendo a nudo i loro affari “in questi dieci anni di collaborazione”.
La cosa si ripete il 21 febbraio scorso, quando Girardelli comunica a Bonet “che si era incontrato con Belsito e gli aveva fatto l'elenco delle attività da cui aveva percepito degli utili. Belsito, alla contestazione, riferiva che lui non aveva preso per sé nulla, poiché sono serviti a soddisfare le esigenze di altri soggetti”.

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