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toga-tribunale-webdi AMDuemila - 8 marzo 2012 - VIDEO GRATTERI
Una novantina di condanne e ben 34 assoluzioni: è questa la sentenza emessa dal gup di Reggio Calabria, Giuseppe Minutoli, al termine del processo con rito abbreviato per l'operazione Crimine.
La sentenza è decisamente inferiore alle attese dell'accusa in quanto, oltre alle assoluzioni, diverse pene finali sono state dimezzate rispetto alle richieste avanzata dalla procura. I pm nella loro requisitoria avevano chiesto pene per quasi millesettecento anni di carcere per i 127 imputati che hanno deciso di farsi processare con il rito abbreviato, mentre una quarantina sono gli indagati che sono sotto processo con il rito ordinario davanti al Tribunale di Locri. Un processo scaturito, quello che oggi è andato a sentenza, dalla maxioperazione del 13 luglio 2010 in cui, sull'asse Reggio-Milano, furono tratti in arresto oltre trecento presunti affiliati.

La condanna più alta, 14 anni ed otto mesi, è stata inflitta a Giuseppe Commisso mentre Domenico Oppedisano, ritenuto il “capo crimine” ha avuto 10 anni quando la Dda ne aveva chiesti 20.
Tuttavia, come dichiarato dal Procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri “l'impianto accusatorio comunque alla luce della sentenza del Gup ha tenuto”. Poi ha aggiunto: “E' una sentenza che farà storia, una pietra miliare nella lotta alle mafie, riuscire a dimostrare nel 2012 che la 'ndrangheta è una struttura ben articolata con organismi sovraordinati che regolamentano l'osservanza del codice, così come andiamo ripetendo da decenni. Bisogna ora aspettare di leggere le motivazioni per capire come il Gup sia arrivato alle determinazioni del conteggio della pena, delle condanne e delle assoluzioni”.
L'operazione “Crimine”, secondo gli inquirenti, ha svelato il volto nuovo della 'ndrangheta: non piu' un insieme di cosche senza collegamento tra loro, ma un'organizzazione unitaria, fortemente strutturata su base territoriale, articolata su più livelli e provvista di organismi di vertice che prendono e ratificano le decisioni più importanti. Un'organizzazione ramificata in ogni continente ma la cui testa pensante resta in provincia di Reggio Calabria. Una ricostruzione che in passato non era mai stata riconosciuta con sentenza definitiva, soprattutto con riferimento ai processi “Olimpia” e “Armonia”. Nell'indagine emerse la figura di Domenico Oppedisano, 80enne di Rosarno, fino a quel momento sconosciuto: secondo gli inquirenti, Oppedisano avrebbe rivestito l'importante ruolo di "Capocrimine" nell'annuale riunione presso il Santuario di Polsi, nel corso della quale gli affiliati discutono e cercano di trovare soluzioni su gerarchie e diatribe in seno all'associazione criminale. Nel procedimento sono parti civili la Regione Calabria, la Provincia di Reggio Calabria, l'Anas e le associazioni Sos Impresa e FAI (Federazione Antiracket Italiana), ma, soprattutto, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dell'Interno.

ANTIMAFIADuemila
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