di Lara Borsoi - 4 febbraio 2012
Ieri, il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, ha decretato lo scioglimento del comune di Ventimiglia, governata dal sindaco Gaetano Scullino (Pdl, fedele di Scajola), per ‘Ndrangheta. Appena un anno fa un altro comune ligure, Bordighera, aveva subito la stessa sorte.
Questa volta, a fare luce sugli affari della criminalità organizzata calabrese ci ha pensato l’inchiesta Miglio per cui Ventimiglia, risulta essere terra strategica per gli affari della ‘Ndrangheta che opera nel nord-ovest del Bel Paese.
La relazione prefettizia del 2011 ha rilevato forti pressioni mafiose “nel tentativo di condizionare gli enti locali soprattutto nel settore degli appalti pubblici di lavoro, forniture e servizi, nonché nel settore commerciale e urbanistico” e “il legame inscindibile con la cosca Piromalli che impartisce ordini e direttive”.
Quando tre anni fa si insediò a capo della procura di Sanremo, Roberto Cavallone andò a fare un giro a Ventimiglia alta, il borgo colonizzato dai calabresi e ne riportò questa impressione: «Nella città vecchia la caserma dei carabinieri mi sembrava un fortino sotto assedio. L´impressione era quella che danno solo certi quartieri napoletani». Da allora le indagini della procura di Sanremo, della Direzione Distrettuale Antimafia di Genova, dei carabinieri del Ros hanno scompaginato assetti politici, sociali, affaristici, imprenditoriali.
Tre i filoni che hanno portato allo scioglimento, contenuti nelle relazioni della Prefettura di Imperia. Il primo riguarda la Civitas, società partecipata che è praticamente un doppione del Comune, creata per poter bypassare i vincoli del patto di stabilità (un aspetto che è oggetto di indagine della Corte dei Conti). All´antimafia, invece, interessano i troppi appalti andati alla cooperativa Marvon che, secondo gli inquirenti, fa capo con dei prestanome ai Marcianò. Giuseppe Marcianò, 79 anni, nel 1983 viene coinvolto per voto di scambio nella prima tangentopoli italiana, quella legata al socialista Alberto Teardo. Il figlio, Vincenzo Marcianò è stato di recente arrestato per un omicidio avvenuto in Calabria. Il secondo filone è quello dei tentativi di imprese legate alle cosche di partecipare al business della costruzione del nuovo porto dei soci Francesco Bellavista Caltagirone e Beatrice Parodi. Quest'ultima è figlia del costruttore Piergiorgio, uno che proprio per mancati accordi sui lavori del porto ricevette una scarica di fucile a canne mozze contro l´auto e non denunciò il fatto. Ma nel dossier del prefetto ci sono anche i riferimenti a intrecci e legami tra politici ed esponenti sospettati di ´Ndrangheta.
Nell´appartamento di Nunzio Roldi, l´uomo che ha sparato a Parodi, è stata trovata copia una lettera indirizzata al costruttore per ricordargli i favori mai ricambiati e in particolare il suo intervento per sbloccare a Genova e Ventimiglia i lavori del nuovo porto.
E' questa l'immagine di una ‘Ndrangheta che si muove in silenzio danneggiando tutti i tessuti per il buon andamento di un comune, capace di conquistare il campo imprenditoriale e politico. Fatti che smentiscono le parole di chi, come Claudio Scajola , ha sostenuto che la mafia al nord non esiste, sparando a zero contro chi “ dipinge la Riviera come dominio della ‘Ndrangheta”. Chissà cosa ne pensa ora.