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garofalo-lea-webdi Lara Borsoi - 24 novembre 2011
Il processo in corso per la scomparsa di Lea Garofalo rischia di ricominciare dal principio.
La notizia è arrivata durante l’udienza settimanale. Il Presidente della Corte d’Assise Filippo Grisolia ha infatti accettato la nomina a Capo del Gabinetto ricevuta dal neo-ministro della Giustizia Paola Severino, decisione che potrebbe mettere a repentaglio il prosieguo del processo contro esponenti della ‘ndrangheta. Pronta la difesa ha colto la palla al balzo negando il consenso a mantenere valide le prove sino ad oggi raccolte, avviando così la procedura per un nuovo processo. Manovra ovvia, visto che a luglio del prossimo anno, in mancanza della sentenza di primo grado, agli imputati scadrà la custodia cautelare e potranno così tornare in libertà.

A rassicurare gli animi è intervenuto il presidente dell’Anm, Luca Palamara, al termine della cerimonia di insediamento del Comitato direttivo della Scuola di formazione della magistratura al Csm che ha dichiarato: "I giudici della Corte d'Assise di Milano hanno a disposizione le norme che consentiranno di non vanificare il processo per l'uccisione di Lea Garofalo, in seguito alla nomina del presidente Filippo Grisolia a capo di Gabinetto del Guardasigilli".

Quindi, l’incontro per decidere il nuovo Presidente è fissato per il primo dicembre e il pm della Dda Marcello Tatangelo non rischia di dover convocare nuovamente tutti i testi.

Lea Garofalo testimone di giustizia per sette anni, sparisce a 35 anni a Milano nella notte tra il 24 e 25 novembre del 2009. A denunciare la scomparsa della donna è stata la giovane figlia, Denise Cosco, che oggi vive sotto protezione, al tempo dei fatti minorenne, teste chiave del processo in cui si è costituita parte civile contro il padre. La giovane, in sede di dibattimento ha ricordato il periodo trascorso con il padre dopo la scomparsa della madre con la paura di “fare la stessa fine”.
Se il processo dovesse ripartire da capo Denise sarebbe costretta a ripetere la sua dolorosa storia.
Accusati di aver rapito, torturato, ucciso e infine sciolto nell’acido il corpo, il compagno Carlo Cosco, i fratelli Vito e Giuseppe, Rosario Curcio, Carmine Venturino e Massimo Sabatino.
In passato la Garofalo aveva già sporto denuncia contro il compagno Carlo Cosco e Massimo Sabatino per tentato sequestro.

Angelo Salvatore Cortese, collaboratore di giustizia, sentito in merito alla scomparsa della Garofalo, ha avallato le ricostruzioni effettuate dai Carabinieri e ha raccontato delle paure di Carlo Cosco, compagno di cella. Il Cosco voleva fermare la compagna, con la morte, e aiutare così i clan a sfuggire alle inchieste scaturire dalle sue dichiarazioni in particolare sui traffici dei clan calabresi di Petilia Pilicastro (Crotone).

Nel merito è intervenuto anche il neo-ministro alla Giustizia Paola Severino "Posso garantire che Grisolia è un giudice particolarmente scrupoloso e serio. Si era posto il problema dei processi che stava conducendo e che inevitabilmente ne avrebbero risentito".

Lo speriamo vivamente. E’ il debito che ha lo Stato nei confronti di questa donna coraggiosa, ma soprattutto per il futuro della giovane Denise che ha il diritto di vivere la sua vita finalmente da cittadina libera.

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