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don-ciotti-nazionaleL'urlo di Don Ciotti: “Una battaglia che si vince a Roma”
di Aaron Pettinari - 14 novembre 2011
C'è bisogno anche di giornate come quella di ieri per dare un messaggio forte contro le mafie. In uno Stato come quello italiano, che si sente veramente unito e compatto forse solo quando in campo scendono gli Azzurri (ancora sono nitide le immagini delle folle di gente nelle piazze per le vittorie mondiali del 1982 e del 2006), vedere la Nazionale del pallone allenarsi al campo di Rizziconi, sequestrato alla 'Ndrangheta, è un segnale importante. 

Poco importa se la visita dei ragazzi di Prandelli è durata poco più di due ore. “Dare un calcio alle mafie” era lo slogan dell'iniziativa  promossa e voluta in particolare da don Luigi Ciotti, fondatore di Libera. Sono le sue parole a risuonare forti nel silenzio di tutti i presenti: “È la terza volta che inauguriamo questo campo: o ci impegniamo tutti, ma proprio tutti, a fare qualcosa o questa giornata non servirà. Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di voi. Il giorno dopo l'annuncio dell'arrivo della nazionale qui, sono stati bruciati sette ettari di uliveti, in questa terra. Questa giornata è uno schiaffo, per loro: non lo accettano, è sicuro che risponderanno”. Le risposte dell'antimafia, invece, devono venire da Roma. “La mafia non è solo Calabria, i grandi capitali vanno al Nord: lo sapete che il comune di Bordighera è stato commissariato per infiltrazioni? La lotta alla mafia, alle mafie si fa a Roma, in Parlamento. Con leggi giuste, con la cultura che è consapevolezza, con la difesa del lavoro e della dignità. Sono i valori della democrazia. E senza di loro, le mafie non moriranno mai”.
Il campo di Rizziconi e' stato costruito su un terreno che la magistratura ha confiscato nel 2003 nel quadro di una larga inchiesta contro la 'Ndrangheta nella zona di Gioia Tauro. Su quell'impianto, grazie all'impegno del comune e di don Pino De Masi, animatore di Libera sul territorio, è nata una scuola calcio frequentata oggi da oltre 100 ragazzi tra i 6 e i 14 anni e quella di ieri è stata la terza inaugurazione visto che, come ha raccontato don Ciotti, alle due precedenti sono seguiti interventi della 'Ndrangheta che ha devastato il campo per evitare che fosse destinato a un uso sociale. “Addirittura nel 2007 – ha continuato a raccontare il fondatore di Libera - gli autisti dei pullman che dovevano portare i ragazzi non vennero: li avevano minacciati la mattina con la pistola. Il calcio può essere malaffare, a pochi chilometri da qui Rosarnese e Interpiana, due società dilettanti, sono state confiscate perchè in mano alla 'Ndrangheta. Ma può essere anche speranza, come quella di oggi: e la speranza è una opportunità”. Tra gli intervenuti c'era anche il procuratore di Reggio Calabria Nicola Gratteri: “Lavoro nell'anonimato con tanti pentiti, perchè quando escono dal carcere cosa troveranno? Certo, gli adulti, tutti noi, dobbiamo metterci coraggio e corresponsabilità, perchè siamo tutti responsabili. Ci vuole tempo, molto tempo. Qui il vero problema non è la mafia, ma la mafiosità. Ma se non cominciamo a giocare - conclude - non metteremo mai la mafia in fuorigioco”.

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