Dai domiciliari al carcere: i carabinieri hanno arrestato 23 imputati nel processo scaturito dall'operazione Eureka, la maxi - operazione coordinata dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo.
Lo scorso primo ottobre i giudici reggini hanno pronunciato sentenza di primo grado, nel corso del rito abbreviato, nei confronti di 83 imputati, condannandone 76 e assolvendone 7. Per 23 di questi, su richiesta della procura Distrettuale Antimafia il gip ha emesso ordinanza di aggravamento della misura cautelare.
L'operazione Eureka era scattata all'alba del 3 maggio 2023 quando i carabinieri del Ros hanno eseguito provvedimenti restrittivi nei confronti di 108 indagati a vario titolo per associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione a delinquere di tipo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti (con l'aggravante della transnazionalità e dell'ingente quantità), produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti, detenzione/traffico di armi anche da guerra, riciclaggio, favoreggiamento, procurata inosservanza di pena, trasferimento fraudolento di valori e altri reati. Vennero inoltre eseguiti provvedimenti di sequestro preventivo di società commerciali, beni mobili e immobili del valore di circa euro 25 milioni, tra Italia, Portogallo, Germania e Francia. Le attività dei carabinieri, inizialmente orientate verso la famiglia Strangio-Fracascia di San Luca, legata ai Nirta, erano state progressivamente estese a diverse famiglie del centro aspromontano, interessando anche la locale di ‘Ndrangheta di Bianco. Ed era emersa l'operatività di tre gruppi contigui alle maggiori cosche del mandamento jonico reggino, con basi operative in Calabria e ramificazioni in varie regioni italiane e all'estero, che si rifornivano direttamente da organizzazioni colombiane, ecuadoregne, panamensi e brasiliane, con un canale di importazione della droga dal Sud America all'Australia, dove il prezzo di vendita dello stupefacente risulta sensibilmente più alto rispetto al mercato europeo. Numerosi erano stati gli episodi di importazione via mare documentati, con transito della 'merce' nei porti Gioia Tauro, Anversa e Colon, accertando che, tra maggio 2020 e gennaio 2022, erano stati movimentati oltre 6.000 chili di cocaina, dei quali piu' della meta' oggetto di sequestro. I flussi di denaro riconducibili alle compravendite dello stupefacente venivano gestiti da organizzazioni composte da stranieri specializzati nel pick-up money, o da spalloni che spostavano denaro contante sul territorio europeo. Le movimentazioni di denaro hanno interessato Panama, Colombia, Brasile, Ecuador, Belgio e Olanda.
Foto © Imagoeconomica
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