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Roberto Di Palma, procuratore del Tribunale per minori di Reggio Calabria: "Il protocollo diventi legge"

"Mio cognato, noto esponente di una famiglia di ‘Ndrangheta di Gioia Tauro, si vantava che i maschi della sua famiglia non si erano mai dovuti rimboccare le maniche per lavorare". Con queste parole, Roberto Di Palma, procuratore del Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria, descrive - ai microfoni dell'Avvenire - il tentativo della mafia di smantellare lo Stato a partire dal suo fondamento: il lavoro.
La ‘Ndrangheta educa i giovani a delinquere, ma lo Stato, attraverso progetti come il Protocollo "Liberi di Scegliere", cerca di offrire loro un futuro diverso. Finanziato dalla Conferenza episcopale italiana con i fondi dell’8xmille, il Protocollo punta a sottrarre i minori a contesti familiari mafiosi, sospendendo la responsabilità genitoriale e affidandoli a famiglie o strutture lontane dai luoghi di origine. "Durante il 2024 abbiamo visto un incremento significativo delle applicazioni del Protocollo – spiega Di Palma –. Siamo passati dai 9 ricorsi del 2023 ai 26 del 2024, con un aumento del 189%".
Questo strumento, sebbene promettente, è ancora in fase sperimentale. L’obiettivo è trasformarlo in una legge dello Stato, garantendo finanziamenti e strutture adeguate a implementarlo sistematicamente.
I dati del 2024 rivelano anche un aumento del 30% dei fascicoli aperti rispetto all’anno precedente. Questo riflette una maggiore fiducia nella magistratura ma anche un incremento dei reati commessi da giovani. Tra questi, preoccupano in particolare i reati sessuali. Di Palma sottolinea il ruolo dei dispositivi digitali e della diffusione di contenuti pornografici nella formazione di una visione distorta della sessualità tra i giovanissimi. "Abbiamo analizzato chat di ragazzi sotto i 14 anni in cui si parla di approcci violenti con le ragazze, frutto di ciò che apprendono online", conclude il magistrato.

Foto © Archivio Letizia Battaglia

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