L'intervista de La Stampa al procuratore capo di Torino a 100 giorni dal suo insediamento
"La presenza della 'Ndrangheta in Piemonte risale sicuramente ai primi anni '60, certamente ben prima della formulazione del delitto di cui all’art. 416 bis del codice penale. Soggetti legati a organizzazioni ‘ndranghetiste calabresi si affermarono, proprio con metodi “mafiosi”, nel campo dell'edilizia, maggiormente nella zona di Bardonecchia e della Val di Susa in cui c’erano molti cantieri aperti per le grandi opere. E già allora il Procuratore Bruno Caccia si occupò, anche, di tali figure criminali". A parlare è il procuratore capo di Torino Giovanni Bombardieri in un'intervista esclusiva a La Stampa. A 100 giorni dal suo insediamento a capo della procura piemontese, dopo otto anni a Reggio Calabria, il magistrato si è detto molto emozionato a lavorare nello stesso Ufficio che fu di Caccia, ucciso dalla 'Ndrangheta a Torino il 26 giugno 1983.
Sull'infiltrazione della 'Ndrangheta in Piemonte, Bombardieri ha sottolineato quanto sia attuale: "Opera, spesso attraverso imprese ed aziende indirettamente riferibili a soggetti delle cosche o comunque colluse, nel mondo dell’edilizia. Ma la sua forza economica gli ha consentito di stringere relazioni in ambiti economici, imprenditoriali e sociali; ed anche in ambiti politici locali. Relazioni che non vanno, ancora una volta, minimizzate o sottovalutate". Inoltre, ha fatto riferimento alla contiguità e all'intraneità di professionisti ed anche di pubblici amministratori a organizzazioni criminali qualificate.
Elementi che "richiedono la più ampia possibilità di utilizzazione di efficaci strumenti investigativi. Nelle indagini per i reati associativi, o comunque collegati a fenomeni associativi, spesso si parte dall’accertamento dei cosiddetti 'reati spia', che possono essere sintomatici di fenomeni criminali più diffusi e penetranti. Alcune limitazioni all’uso di strumenti investigativi importanti evidentemente non favoriscono tali accertamenti - ha aggiunto in riferimento all'abolizione del reato di abuso d'ufficio -. In ogni caso la legislazione antimafia del nostro Paese può definirsi avanzata ed è presa a modello da tanti altri Paesi europei ed extraeuropei; l’importante è non fare passi indietro pensando che la criminalità organizzata mafiosa non sia più una priorità perché superata". "La ‘Ndrangheta va contrastata laddove opera - ha aggiunto -. E sicuramente alcuni investimenti economici (come Tav, ndr) sono di interesse per la criminalità organizzata che in certi ambienti si presenta con l’abito buono, delle lusinghe e delle promesse, di guadagni economici e di consenso. E queste sono le forme più difficili da contrastare. Ma la Procura di Torino ha dimostrato nel tempo di sapere mettere in campo le energie necessarie per garantire la collettività dalle azioni, violente o fondate sulla corruttela, che sacrificano l’interesse di tutti a beneficio di pochi delinquenti".
Per contrastare un sistema criminale così al passo con i tempi, però, sono necessarie risorse adeguate e strumenti in grado di affrontare la portata del problema. "Il tema delle risorse, umane e materiali, è importante per tutta l’attività dell’Ufficio che in questo momento è in forte difficoltà per le vacanze di organico del personale amministrativo, che per alcune figure professionali sono tali da non consentire più l’adeguata assistenza ai singoli magistrati, oltre a rendere necessaria la riduzione di alcuni servizi all’utenza - ha aggiunto il procuratore -. Mancano i Cancellieri. C’è stata una drastica riduzione operata dal Ministero della Giustizia del personale destinato alla digitalizzazione degli atti dei procedimenti penali: da 6 unità si è passati ad una sola unità, evidentemente insufficiente per la mole di lavoro di un Ufficio giudiziario distrettuale che ha competenza, unico in Italia, su due regioni, Piemonte e Valle d’Aosta".
Foto di copertina © Imagoeconomica
ARTICOLI CORRELATI
Bombardieri: situazione critica in Procura a Torino, manca oltre il 50% del personale amministrativo