Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Parla il broker Vincenzo Pasquino: “Ha una storia da uomo d'azione alle spalle che fa paura”

I pm della Dda di Torino Paolo Toso, Marco Sanini e Mario Bendoni della Dda di Torino lo hanno descritto come “dirigente della rete della ‘Ndrangheta in Piemonte”. Ora a corroborare ulteriormente le loro valutazioni su Francesco D'Onofrio (in foto), 64 anni, originario di Mileto (Vibo Valentia), ex militante di Prima Linea e personaggio di primo piano del panorama criminale torinese, c’è anche un super pentito. “Franco D'Onofrio è superiore a tutti compresi i ‘Crea’. Non ha bisogno di spendere il loro nome perché lui cammina col nome suo, cioè lui è D'Onofrio e tutti lo rispettano infatti può attivare dove vuole: ha cervello e si siede al tavolo soltanto per cose molto serie. Lo conosco, l'ho frequentato a lungo e l'ho sempre rispettato in quanto ha una storia da uomo d'azione alle spalle che fa paura”.  A parlare è Vincenzo Pasquino, broker della ‘ndrangheta delle famiglie di Platì. D’Onofrio è stato arrestato lo scorso 24 settembre dal GICO della Guardia di Finanza nell’inchiesta “Factotum” con l’accusa di associazione mafiosa, estorsione e violazione della legge sulle armi. Identikit classica del capo mafia, ma se questo identikit corrisponde a realtà lo stabilirà solo il processo. Intanto sono diversi i collaboratori di giustizia ad aver descritto il pedigree criminale del vibonese. Una sagoma mafiosa la traccia anche il Riesame (a cui ha rinunciato dopo essere stato arrestato un mese e mezzo fa). Richiamando le parole dell'ultimo grande pentito delle cosche: “Non è come gli altri, non rappresenta una sola famiglia, ha semplicemente un suo nome individuale”. Ancora: “Quando era entrato in carcere era lui che comandava e nel corso del procedimento già citato cosiddetto "Minotauro" era stato lui a dare l'autorizzazione agli imputati per abbreviare (scegliere il rito abbreviato) a Torino mentre per i patteggiamenti l'autorizzazione era arrivata da Plati e da Milano”. Proseguono i giudici: “La figura e il ruolo di D'Onofrio vengono definiti in modo netto altresì dalle riunioni e dagli incontri registrati che si tengono a casa dello stesso da giugno 2022 a luglio 2024, periodo in cui si trovava in detenzione domiciliare per motivi di salute in virtù di un'ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Brindisi che gli imponeva il “divieto di ricevere presso la propria abitazione e in ogni caso frequentare soggetti pregiudicati. Nonostante questo, continuava ad essere riferimento per 'ndranghetisti e criminali comuni”.

Fonte: La Stampa

ARTICOLI CORRELATI

Arrestato Francesco D'Onofrio, per i pm era ''dirigente della rete della 'Ndrangheta in Piemonte''

Caso Caccia, procura Milano archivia D'Onofrio: ''Pedigree giusto, ma non abbiamo prove''

'Ndrangheta: 6 arresti a Torino, in manette anche D'Onofrio (archiviato nel processo Caccia)

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos