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I carabinieri dei comandi provinciali di Monza e Varese hanno arrestato il 47enne Giuseppe De Marte con l’accusa di estorsione e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso nei confronti di alcuni imprenditori, manager e dipendenti delle società Deles Imballaggi srl e Scatolificio Deles srl.
Secondo gli inquirenti il presunto scopo di De Marte sarebbe stato quello di costringerli ad appaltare il "monopolio delle tratte in Lombardia" a tariffe imposte a un'azienda di logistica e trasporti a sé riconducibile, la De.Ma Trans.
Il gip di Milano, Stefania Donadeo, ha accolto la richiesta del pubblico ministero Pasquale Addesso nei confronti dell'uomo che con "violenza" e "minacce", vantando una "reputazione criminale", le "proprie origini calabresi" e rapporti di "vicinanza" e "parentela" con appartenenti alle cosche, si sarebbe aggiudicato oltre 7,7 milioni di euro di commesse.
Contemporaneamente all'arresto, per entrambe le aziende del Gruppo che si occupa di produzione e commercializzazione di imballaggi, attivo dagli anni '50 sia in Italia che all'estero, è stata disposta dal tribunale di Milano l'amministrazione giudiziaria, eseguita dalla guardia di finanza di Como.
I giudici del collegio Rispoli-Cucciniello-Spagnuolo Vigorita della sezione misure di prevenzione hanno riconosciuto "l'assoluto condizionamento" delle due imprese da parte di soggetti vicini alla ‘Ndrangheta. Le indagini sono partite nel 2024 dalla denuncia di un imprenditore del settore dei trasporti - competitor di De Marte - e portate avanti dai carabinieri della Compagnia di Gallarate e del Nucleo investigativo di Monza con i militari delle fiamme gialle comasche per ricostruire i rapporti patrimoniali e finanziari delle aziende. Le estorsioni andrebbero avanti almeno dal 2016.
Per i magistrati è emerso dalle indagini il "totale assoggettamento" di dirigenti e dipendenti delle aziende del gruppo Deles al potere del 47enne. Il procuratore di Milano, Marcello Viola, in una nota parla di un "contesto di estorsione 'ambientale'" con “metodi tipicamente mafiosi, avvalendosi della reputazione criminale dell'indagato e della percezione delle vittime di confrontarsi con un soggetto vicino ad ambienti della criminalità organizzata". Tali pressioni hanno consentito di ottenere un ingiusto vantaggio patrimoniale attraverso l'affidamento esclusivo delle commesse di trasporto in violazione anche dei criteri di economicità e concorrenzialità e anche in assenza di un effettivo fabbisogno dell'operatore economico. Infatti, come osserva il gip Donadeo nella sua ordinanza, De Marte "ha di fatto ottenuto il controllo delle commesse, anche imponendo condizioni economiche svantaggiose per la committente. Tale situazione è rimasta inalterata per anni; la direzione della società per azioni, invero, senz'altro fortemente condizionata, ha omesso di prendere concrete iniziative finalizzate all'affrancamento della società dagli interessi mafiosi penetrati nell'azienda".

“Vi spacco i camion”

"Fagli 'na 'mbasciata a Francesco che qui non mi vogliono più vedere caricare, altrimenti qualche giorno e vi spacco anche i camion in retromarcia...". Chi parla, in un'intercettazione del febbraio scorso, è un autista della ditta Nearco avvicinata da Giuseppe De Marte. "Era in quel contesto che l'autore dell'intimidazione, rispondendo all'autista che gli aveva domandato a nome di chi avesse dovuto portare la predetta 'mbasciata, gli aveva risposto: 'digli che sono Pino... Pino della De.Ma. Trans'" scrive il gip nell'ordinanza di custodia cautelare accompagnata dalla notifica di due decreti di amministrazione giudiziaria.
Le indagini ipotizzano che le direzioni delle due società fossero "pienamente consapevoli dell'inserimento dell'arrestato in contesti malavitosi" e come, "per lungo tempo, siano rimaste inerti a fronte della progressiva infiltrazione dell'indagato - rectius, delle ditte a lui riconducibili - nei rapporti imprenditoriali, omettendo di assumere iniziative volte a rescindere i legami commerciali con tali soggetti che, in base alla ricostruzione svolta dalla Guardia di finanza, risalivano già al 2012". Il Tribunale ha rilevato "una grave situazione di infiltrazione mafiosa nell'attività di impresa esercitata, perdurante sino a oggi, che ha permesso a diverse società riconducibili all'arrestato di operare indisturbate nel tessuto economico, alterandone le regole della concorrenza e ottenendo così ingenti vantaggi".

Fonte: Agi

  

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