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Questa mattina, un'importante operazione antimafia denominata "Artemis" ha portato a 59 misure cautelari emesse dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro contro un'organizzazione di tipo 'ndranghetista. Questa operazione, condotta dai carabinieri, ha colpito una cosca, i Cracolici, radicata tra le province di Catanzaro e Vibo Valentia, con epicentro a Maida. Durante una conferenza stampa, il procuratore facente funzioni Vincenzo Capomolla, insieme ai vertici dell'Arma dei Carabinieri, ha descritto il controllo capillare esercitato da questa organizzazione sul territorio.
La cosca, secondo gli inquirenti, non si limitava alla produzione e al traffico di droga ma controllava anche numerose attività economiche, in particolare nel settore boschivo. Questa influenza si estendeva a tal punto che l’organizzazione riusciva a ottenere false testimonianze a suo favore durante procedimenti giudiziari. L’inchiesta ha rivelato il coinvolgimento di due esponenti infedeli delle forze dell'ordine, i quali, legati alla cosca, fornivano supporto interno al gruppo criminale. Tra i destinatari delle misure cautelari vi sono anche questi due carabinieri, uno dei quali aveva rapporti di parentela con un affiliato.
L'indagine, avviata nel febbraio 2022, è partita da un arresto per spaccio a Lamezia Terme, ma ben presto ha rivelato la portata del potere dei Cracolici, capaci di intessere legami anche con altre organizzazioni criminali in Calabria. La cosca, in particolare, riforniva il mercato di stupefacenti, con canali di approvvigionamento nel Reggino, e spacciava droga a prezzi che arrivavano fino a 1500 euro al chilo. Questo traffico era il loro "core business", ma non l'unico, poiché il clan si dimostrava attivo in diversi settori illeciti e riusciva a esercitare un controllo esteso e pervasivo sul territorio.
Capomolla ha elogiato l'impegno e la dedizione dei carabinieri, che hanno operato in un'area particolarmente difficile e con una criminalità radicata e potente. La presenza della cosca tra le province, in una sorta di "zona cerniera", ha reso l'indagine complessa, ma ha permesso di colpire un’organizzazione che aveva monopolizzato e condizionato il territorio.

Foto © Davide de Bari

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