Indagine svela legami mafiosi, violenze e traffici illeciti. Arresti e perquisizioni tra leader delle due tifoserie
L'indagine sugli ultrà di Milan e Inter mette in mostra "il patto di non belligeranza fra le due tifoserie organizzate, a prima vista connesso ad una tranquilla gestione della vita di stadio ma, a ben vedere, caratterizzato da legami fra gli apicali esponenti delle curve al fine di conseguire profitto, in un contesto in cui la passione sportiva appare mero pretesto per governare sinergicamente ogni possibile introito che la passione sportiva vera, quella dei tifosi di calcio, genera". Così si legge nell'ordinanza, firmata dal gip di Miano Domenico Santoro, che ha portato all'arresto di 19 persone indagate, a vario titolo, in ordine ai reati di associazione per delinquere, con l'aggravante mafiosa, di estorsione, false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all'autorità giudiziaria, lesioni, percosse, rissa e resistenza a pubblico ufficiale. L'indagine ha avuto un'accelerazione dopo il 4 settembre scorso con l'uccisione di Antonio Bellocco per mano di Andrea Beretta. Evento che offre un "quadro fosco del mondo della curva Nord, nel quale interessi di natura economica, speculazioni e condotte delittuose ascrivibili all'ordinaria dinamica degli stadi si coniugano con un fattore di recente emersione: le attenzioni della ‘Ndrangheta sul mondo del tifo organizzato, dalla stessa considerato ulteriore terreno fertile nel quale affondare le proprie radici", si legge nel provvedimento.
"Non meno preoccupante, specie per l'impressionante carica violenta che connota le azioni dei soggetti indagati, è lo spaccato che concerne la curva Sud", legata ai colori rossoneri. In questo caso, "emergono un'inquietante vocazione all'aggressione di numerosi adepti del sodalizio e collegamenti con settori del mondo dello spettacolo. Il tutto in un contesto che rivela l'uso di metodi violenti non solo per la risoluzione di controversie direttamente afferenti a questioni di tifo ma anche per quella di vicende connesse ad ulteriori affari illeciti, quando non di rilievo esclusivamente personale; sono vicende in cui, cioè, l'appartenenza al mondo ultras viene elevata ad ostentazione di forza, foriera non solo di visibilità (ad esempio mediante l'inserimento con funzioni di guardia del corpo di noti personaggi) ma anche di ulteriori introiti".
Oltre alle 19 misure cautelari, tra carcere e domiciliari, sono più di 50 gli ultras delle curve di Milan ed Inter destinatari delle perquisizioni nell'inchiesta di Polizia e Gdf, coordinata dalla Procura di Milano guidata da Marcello Viola. Indagine che ha smantellato i business illeciti degli ultrà, contestando l'associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso e le infiltrazioni della ‘Ndrangheta nei traffici, oltre ad estorsioni e pestaggi.
Tra le persone coinvolte, anche come destinatari di perquisizioni, nel maxi blitz figurano Gianfranco Ferdico, padre di Marco, Mauro Nepi, anche lui della curva interista, Islam Hagag della curva milanista e vicino a Christian Rosiello, bodyguard di Fedez, Francesco Lucci, fratello del capo ultrà milanista Luca, Alessandro Sticco, anche lui ultrà rossonero. E poi ancora Rosario Calabria, Antonio Trimboli, Nino Ciccarelli, storico capo ultrà interista, Domenico Bosa, Loris Grancini, capo ultrà della Juve, già con condanne alle spalle e da sempre vicino agli ambienti delle curve milanesi. Obiettivo delle perquisizioni anche Giancarlo Lombardi, detto il 'barone' ex capo ultrà rossonero. Perquisita anche la casa a Pioltello, nel Milanese, di Antonio Bellocco, l'erede dell'omonima cosca della ‘Ndrangheta, ucciso il 4 settembre da Andrea Beretta, capo ultrà nerazzurro. Tra i presunti traffici nel mondo delle curve, su cui la Procura di Milano stava indagando da tempo, ci sono, oltre a quello della droga, anche la gestione degli affari dell'indotto dello stadio di San Siro, dai parcheggi alla vendita di gadget e panini, fino a quello dei biglietti per le partite.
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