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L’inchiesta era scaturita da tre distinte indagini della Dda che avevano messo in luce l'egemonia criminale della cosca 'De Stefano'

La Corte di Appello di Reggio Calabria, presieduta da Alfredo Sicuro, ha inflitto 44 condanne, con pene variabili da quattro anni a ventun anni di reclusione, e disposto undici assoluzioni e un non 'doversi procedere', a carico di esponenti e gregari delle più potenti cosche della 'Ndrangheta di Reggio Calabria.
Grazie al maxiprocesso "Epicentro", chiamato così perché istruisce le più allarmanti dinamiche criminali registrate in riva allo Stretto, la Procura ha documentato la definitiva e unitaria sinergia tra le cosche reggine. Una collaborazione attiva a prescindere dalle divisioni registrate a metà degli anni '80 durante la seconda guerra di mafia, con l'influenza di primo piano dei gruppi di Archi riuniti attorno alla cosca De Stefano.
Il processo era scaturito da tre distinte indagini della Procura distrettuale antimafia che avevano messo in luce l'egemonia criminale della cosca 'De Stefano', attorno a cui ruotavano le 'drine Tegano, Molinetti, Libri, Condello, Barreca, Rugolino, Ficara, Latella, Zito e Bertuca. Pene confermate, a 20 anni di reclusione, per Carmine De Stefano, e a 12 anni e otto mesi per il cugino Giorgio De Stefano. Il Collegio ha inoltre condannato Luigi 'Gino' Molinetti (18 anni), Paolo De Stefano (9 anni), Antonio Libri (18 anni), Carmine Polimeni (14 anni), Donatello Canzonieri (21 anni), Domenico Tegano (12 anni e 8 mesi), Filippo Barreca (19 anni e 6 mesi), Domenico Calabrò (18 anni), Antonino Monorchio (10 anni e 8 mesi), Giovanbattista Fracapane (12 anni e 8 mesi), Demetrio Condello (16 anni), Giandomenico Condello (14 anni e sei mesi), Orazio De Stefano (15 anni), considerati gli esponenti di spicco delle omonime 'ndrine mafiose. A vario titolo, erano accusati di associazione mafiosa, estorsione, minacce e danneggiamenti.

Foto © Imagoeconomica

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